Il nuovo occhiale che guarda e legge per chi non vede più

PRESENTATO A BERGAMO. Frutto della collaborazione tra Ray-Ban e Meta con l’uso dell’IA. Utile non solo per leggere.

L’Intelligenza artificiale può aiutare anche le persone ipovedenti: un paio di occhiali, una piccola videocamera e un software che in tempo reale elabora testi o segnala la presenza di ostacoli, traducendoli in un messaggio vocale indirizzato a chi indossa questo device. È la nuova frontiera esplorata dai «Ray-Ban Meta», frutto della collaborazione tra lo storico brand, oggi di proprietà di Luxottica, e Meta, il gigante tech di Mark Zuckerberg.

Anche a Bergamo è stata fatta una prova pratica, all’interno dell’evento «Intelligenza artificiale Ray-Ban Meta: attualità e futuro nell’ipovisione» promossa lo scorso 16 settembre dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, con i saluti iniziali di Claudio Mapelli, presidente della sezione bergamasca. «Si tratta di un dispositivo innovativo e con diversi vantaggi, molto apprezzati», premette l’oculista Giulio Leopardi, che ha introdotto la serata. Questo prodotto si rivolge soprattutto a una tipologia di persone: «I pazienti maculopatici, che hanno grossi problemi di visione perché la capacità visiva residua è di 2-3 decimi – precisa Leopardi -. Le persone ipovedenti sono oggi un numero notevole, anche perché le maculopatie si stanno diffondendo sempre di più: accade sia per l’allungamento della vita sia per altri fattori che aumentano l’incidenza della patologia».

Come funzionano gli occhiali

Il funzionamento dei «Ray-Ban Meta» è apparentemente semplice, ma al proprio interno è condensata una tecnologia avanzata: «L’occhiale legge il testo che gli viene presentato e lo traduce in un messaggio vocale – riassume l’oculista -. È un passo avanti significativo: consente di leggere un testo senza dover ricorrere a un audiolibro o ad altri programmi che già esistono ma sono complicati e difficili nell’applicazione». Uno dei vantaggi è anche il costo accessibile: attualmente questo device è venduto a 330 euro, Iva compresa. «L’incontro organizzato a Bergamo – prosegue Leopardi – ha visto anche il coinvolgimento di Salmoiraghi & Viganò (per l’azienda era presente lo specialist Mirko Montagnini, ndr), che si è resa disponibile anche a insegnare l’utilizzo di questi occhiali. Come qualsiasi dispositivo elettronico, è necessaria una fase di apprendimento, perché l’utilizzo inizialmente non è immediato».

Sullo sfondo c’è però anche una questione legislativa da affinare, ovviamente su scala nazionale, illustrata da Sonia Palmieri, oculista degli Istituti ospedalieri bergamaschi del Gruppo San Donato, e da Fabio Mazzolani, direttore sanitario del Centro oculistico bergamasco. «Oggi – ricorda Leopardi – esiste un nomenclatore degli ausili per ciechi e ipovedenti: è una normativa che risale al 2009, poi aggiornata in alcune parti, ma che non contempla ancora un occhiale di questo genere».

Il nomenclatore è infatti il decreto ministeriale che disciplina – tra i vari aspetti – anche la rimborsabilità dei dispositivi sanitari nell’ambito delle diverse patologie: occorrerebbe renderlo al passo con i tempi. «Da un lato questo occhiale Ray-Ban Meta costa molto meno rispetto a un videoingranditore, cioè uno degli ausili rimborsati dal nomenclatore – rileva l’oculista -. L’auspicio è che il legislatore si accorga di poter risparmiare delle risorse, peraltro garantendo migliori performance: il videoingranditore permette di leggere due parole alla volta, il device Ray-Ban legge un testo intero con grande facilità».

A testimoniare l’efficacia di questa nuova tecnologia è stata la prova pratica che ha concluso il convegno: una persona ipovedente ha indossato gli «smart glasses» e si è cimentata nella «lettura» di alcuni testi della vita quotidiana, con risultati sorprendenti.

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