Lo stress post Covid non colpisce solamente i giovani

Depressione La «reclusione» in spazi ristretti nei mesi di lockdown ha provocato una sorta di trauma continuo.

Un adolescente su quattro presenta sintomi da depressione da Covid, ma disturbi di salute mentale sono sempre più diffusi in ogni fascia d’età e incidono pesantemente nelle dinamiche sociali e lavorative, in quella che può definirsi una vera e propria nuova ondata di stress post traumatico che riverbera i suoi effetti a livello individuale e collettivo. Sono alcuni spunti emersi dall’incontro online «Disturbi psichiatrici, la mente fragile nel post Covid» nell’ambito del ciclo «I venerdì dello studio Bnc» (Berta, Nembrini, Colombini e associati) di Bergamo che ha ospitato lo psichiatra Furio Ravera, già docente presso la Scuola di Psicologia clinica dell’Università Bicocca di Milano, direttore dei reparti Abuso e dipendenze da sostanze stupefacenti e farmaci e Disturbi di personalità e disturbi psicotici della Casa di cura le Betulle di Appiano Gentile e co-fondatore della Società di studio per i disturbi della personalità (Sdp).

Alcuni dati esemplificativi: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) prevede una nuova ondata di disturbi mentali nell’epoca del Covid; la Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) ha certificato un aumento del 26% della depressione e del 28% dei disturbi di ansia nei soggetti nella fase post pandemia

Alcuni dati esemplificativi: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) prevede una nuova ondata di disturbi mentali nell’epoca del Covid; la Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) ha certificato un aumento del 26% della depressione e del 28% dei disturbi di ansia nei

soggetti nella fase post pandemia, mentre un’indagine dell’Università di Padova durante il lockdown ha accertato che l’88% di italiani ha avvertito stress psicologico durante le fasi di chiusure generalizzate e il 22% fenomeni gravi di stress. «Con fattori stressanti ci si ammala più facilmente e il Covid è stato un detonatore per chi soffre di fragilità note (schizofrenia, alcol, droghe, violenze in famiglia) – ha sottolineato Ravera -. La pandemia è stata una vicenda inaspettata, che ha determinato il cambio della cultura di fondo e di rapporto con le scienze (farmaci, vaccini). Un grande stress che ha portato in dote comportamenti difensivi per isolare i malati e ridurre i contagi».

«Lo smart working è una dolorosa necessità da soppesare perché si riducono gli incontri umani e noi necessitiamo di relazioni. Lo schermo di un computer va usato con codici di comportamento. Un dispositivo connesso a internet può indurre una persona a pensare che quel mondo virtuale sia più interessante del mondo reale».

«Eravamo senza mezzi e strutture, con le prime autopsie ho visto polmoni che sembravano intaccati da colpi di fucile da caccia (trombi e necrosi polmonari). E per sfuggire ad assembramenti esterni si sono determinati assembramenti interni in casa, con maggiore fragilità in ambienti stretti che hanno provocato traumi continui. La collettivizzazione di un problema e vulnerabilità acuite dall’assenza di spazi sociali, con l’incremento dell’uso di alcol e cannabis, una sorta di automedicazione in presenza di disagio». Disturbi post traumatici da stress, con due novità sullo sfondo per adulti e ragazzi: lo smart working e la Didattica a distanza (Dad) con l’universo digitale. «Un modo per farsi cuocere il cervello – ha aggiunto Ravera -. È come se ai selvaggi dell’Amazzonia qualcuno avesse portato all’improvviso strumenti all’avanguardia. In sostanza stiamo gestendo a vista fenomeni nuovi. Lo smart working è una dolorosa necessità da soppesare perché si riducono gli incontri umani e noi necessitiamo di relazioni. Lo schermo di un computer va usato con codici di comportamento. Un dispositivo connesso a internet può indurre una persona a pensare che quel mondo virtuale sia più interessante del mondo reale».

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