Parkinson, sono 400mila gli italiani colpiti dalla malattia

SALUTE. Al convegno nazionale dell’Associazione Italia Parkinsoniani (AIP) il punto per aggiornare pazienti e caregivers e illustrare gli ultimi sviluppi delle cure.

Stimolazione cerebrale profonda; infusione sottocutanea continua di levodopa, il più conosciuto farmaco per il controllo del tremore; dieta chetogenica: sono solo alcuni dei trattamenti più avanzati e delle nuove frontiere della terapia su cui oggi la ricerca sulla malattia di Parkinson si sta concentrando. Per aggiornare i pazienti e i caregivers e illustrare gli ultimi sviluppi proprio su questi temi l’Associazione Italia Parkinsoniani (AIP) ha organizzato nei giorni scorsi a Rimini il proprio convegno nazionale. Sottolinea Gianni Pezzoli, neurologo, presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani e della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson: «Oggi in Italia sono almeno 400.000 le persone colpite. Il numero è potenzialmente più alto perché potrebbero essere numerosi i casi non diagnosticati, specie in tarda età: il tempo che trascorre tra i primi sospetti clinici e l’effettiva diagnosi può essere lungo, arrivando anche ad alcuni anni. Ciò dipende dalla complessità della patologia e dei suoi sintomi. Tale complessità ha effetti anche sulla terapia e sulle famiglie: i fronti di ricerca sono molti con avanzamenti continui e quindi è difficile per i caregiver rimanere aggiornati». Per questa ragione l’Associazione Italiana Parkinsoniani organizza annualmente almeno un convegno nazionale.

Tra le più importanti novità della ricerca vi sono anche i recenti studi che evidenziano un possibile effetto positivo dei farmaci anti-diabetici nel ritardare l’esordio dei sintomi della malattia di Parkinson. Tra questi studi, anche una ricerca condotta dal Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano, pubblicata già lo scorso anno, con il contributo delle Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson, che evidenzia la comparsa della malattia ritardata di sei anni nei pazienti che li assumono rispetto alle persone non trattate con gli stessi medicinali. Sembrerebbe quindi che i farmaci per il Parkinson aiutino i diabetici e viceversa.

Lo scorso 13 febbraio presso il Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano, diretto dal prof. Ioannis Isaias, è stato trattato il primo paziente in Italia con l’infusione sottocutanea di levodopa. Questa tecnologia, che consiste in una somministrazione continua del farmaco attraverso una pompa e un piccolo ago sotto la pelle, garantisce un controllo stabile dei sintomi della malattia di Parkinson in fase avanzata, quando si hanno gravi fluttuazioni motorie, poco controllabili dalla terapia orale.

Sono numerosi anche gli studi scientifici che evidenziano gli effetti positivi della dieta chetogenica sulle malattie neurodegenerative e in particolare sulla malattia di Parkinson, grazie a un effetto antiossidante e antinfiammatorio. La dieta chetogenica è una dieta a bassissimo (quasi nullo) contenuto di carboidrati. Il cervello non ricava energia dal glucosio ma dai corpi chetonici, sostanze derivanti dai grassi con numerose proprietà benefiche per il nostro organismo.

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