Proteggere gli occhi dal riverbero della neve

Oculistica.Servono occhiali da sole con lenti in grado di bloccare almeno il 99% di tutta la luce ultravioletta.

Con il mese di dicembre sono in arrivo giornate in montagna all’insegna della neve e dello sci. In valigia, con l’abbigliamento adeguato, non possono ovviamente mancare gli accessori per proteggere mani, gola, testa e piedi dal freddo. Ma anche gli occhi hanno bisogno di protezione: non per le basse temperature che non intaccano la salute della vista, ma per le elevate altitudini che possiamo raggiungere in montagna. Per quale motivo? Da quali malattie è necessario proteggersi? Ne abbiamo parlato con il professor Mario Romano, direttore del dipartimento di oculistica di Humanitas Castelli e professore di Oftalmologia in Humanitas University.

Professor Romano, che legame c’è tra altitudine e salute degli occhi?

«È ormai riportato in numerosi studi che le radiazioni solari raggiungono livelli energetici maggiori in alta quota, aumentando del’8% ogni 1000 metri e che tutti gli elementi riflettenti amplificano la potenza della radiazione. Se ne parla spesso in estate perché si pensa all’acqua del mare, ma anche la neve è una superficie riflettente e valgono le stesse regole».

Vale a dire?

«Evitare di esporsi alla luce solare senza protezioni. Quindi gli occhiali da sole devono essere usati fin da giovani, non solo in spiaggia ma anche in montagna. Abituiamoci ad averli sempre con noi con lenti adatte a schermare gli UV. Non è una questione di colore delle lenti ma di filtri, facilmente ricavabile dalle etichette: scegliamo lenti che bloccano almeno il 99% di tutta la luce UV o che assorbono i raggi solari con lunghezza d’onda fino a 400 nanometri».

Chi sono le persone più a rischio di danni oculari a causa dei raggi ultravioletti?

«Le persone anziane ma anche i bambini. Questo perché la cornea e il cristallino, i nostri filtri naturali che hanno la capacità di proteggere gli occhi dai raggi ultravioletti, sono più o meno efficienti a seconda dell’età. Per cui il bambino, così come l’anziano che sviluppa la cataratta o che è stato sottoposto a chirurgia della cataratta, non riesce a filtrare tutto l’ultravioletto e ha dunque maggior bisogno dei filtri artificiali come le lenti degli occhiali da sole».

A quali patologie della vista si può incorrere?

«Le maculopatie, ad esempio, perché tra i fattori di rischio c’è anche l’esposizione alla luce solare senza protezioni oltre che la dieta e il fumo di sigaretta. Ma in particolare l’età: le maculopatie rappresentano infatti la causa principale di perdita irreversibile della visione centrale nelle persone sopra i 55 anni».

Cosa sono le maculopatie?

«Sono malattie che interessano la macula e, tra le più diffuse, c’è la degenerazione maculare senile, una patologia vascolare causata da diversi fattori genetici e ambientali».

Ci sono anche altre patologie che possono essere causate da una scarsa protezione dalla luce?

«Sì, anche la cataratta. L’esposizione ai raggi ultravioletti conduce infatti a un invecchiamento precoce della lente perché le radiazioni portano a uno stress ossidativo sulle proteine del cristallino, rendendolo opaco. Non è però l’unica causa della cataratta: può essere legata a problemi sistemici, per esempio il diabete, o ad abitudini di vita sbagliate, come il fumo o l’eccessiva assunzione di sostanze alcoliche».

La cataratta può essere prevenuta?

«Per proteggersi dalla luce è necessario utilizzare gli occhiali da sole con adeguate lenti protettive. Per quanto riguarda gli stili di vita, invece, una serie di ricerche scientifiche tendono a dimostrare che una sana alimentazione, ricca di vitamine e di sostanze antiossidanti, può rallentare l’invecchiamento di tutto il corpo e quindi anche quello del cristallino. Purtroppo non esistono medicinali che possano impedire l’insorgere della cataratta. Quello che si cerca di fare oggi è semplicemente ritardare l’evoluzione di questa patologia già in atto tramite l’assunzione di integratori antiossidanti. L’unica cura efficace e definitiva contro la cataratta rimane l’intervento chirurgico».

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