
La salute / Bergamo Città
Venerdì 26 Settembre 2025
Protesi d’anca, chirurgia (robotica) sempre meno invasiva
ORTOPEDIA. L’artrosi dell’anca, o coxartrosi, è una patologia degenerativa che interessa l’articolazione coxo-femorale e non colpisce soltanto le persone anziane: può manifestarsi anche nei giovani adulti e negli sportivi.
Le cause principali includono sovraccarichi funzionali, traumi, il conflitto femoro-acetabolare, malattie reumatiche e alcune deformità derivanti da una certa predisposizione genetica come la displasia. Sport ad alto impatto come corsa, calcio o tennis possono accelerare il processo, causando dolore all’inguine (che spesso si irradia al ginocchio o al gluteo), rigidità, limitazione dei movimenti e difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane. Se trascurata, la malattia può diventare invalidante e compromettere la qualità di vita. Ne parliamo con il dottor Gennaro Fiorentino, responsabile di Ortopedia e Traumatologia in Humanitas Gavazzeni.
L’artrosi dell’anca nello sportivo
«Nello sportivo – spiega Fiorentino – l’artrosi comporta perdita di performance e, nei casi più gravi, l’abbandono dell’attività agonistica. Per questo è fondamentale intervenire precocemente con strategie terapeutiche personalizzate, che tengano conto della specifica disciplina sportiva e delle esigenze del paziente».
Le prime cure sono di tipo conservativo: riduzione delle attività più traumatiche, fisioterapia mirata, rinforzo muscolare, correzione posturale e trattamenti farmacologici o infiltrativi, come acido ialuronico, PRP o cellule staminali. «Quando il dolore diventa costante e le terapie conservative non funzionano più – continua Fiorentino – si ricorre alla chirurgia protesica. Negli sportivi valutiamo spesso la protesi eseguita con un accesso chirurgico mini invasivo per via anteriore che risparmiando la muscolatura consente un recupero meno doloroso e più funzionale».
La rivoluzione dell’AI
Negli ultimi anni, la vera rivoluzione è arrivata con l’intelligenza artificiale e la chirurgia robotica. Sistemi di navigazione avanzata permettono pianificazione 3D, simulando postura, cammino e movimenti del paziente, con posizionamento estremamente preciso della protesi. «Il robot non sostituisce il chirurgo, ma lo assiste, riducendo al minimo i margini di errore e garantendo un intervento più sicuro e prevedibile».
Durante l’intervento, sensori e software verificano in tempo reale orientamento e stabilità, correggendo eventuali deviazioni. «Il risultato – aggiunge Fiorentino – è maggiore accuratezza, recupero più rapido, minori complicanze e possibilità di tornare allo sport in tempi più brevi». La tecnologia richiede équipe formate e protocolli precisi, e non tutti i pazienti possono accedervi.
«Ricordando agli sportivi che dopo una protesi all’anca non tutti gli sport possono essere praticati e che l’utilizzo agonistico in alcuni sport riduce la longevità dell’impianto, la nostra sfida – conclude Fiorentino – è offrire soluzioni su misura che riducano il dolore, migliorino la funzionalità e rispettino le aspettative dei pazienti, siano essi sportivi agonisti, amatori o persone desiderose di tornare a una vita attiva».
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