Quando anche l’endoscopia si trasforma in una terapia

GASTROENTEROLOGIA. Nuove prospettive nelle malattie biliopancreatiche. L’esame «avanzato» migliora diagnosi, cure e qualità di vita dei pazienti.

La diagnosi e il trattamento delle malattie del pancreas e delle vie biliari stanno attraversando una fase di profonda trasformazione. L’evoluzione dell’endoscopia biliopancreatica, grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate e di procedure mini-invasive, ha modificato radicalmente l’approccio clinico a queste patologie, spesso complesse e gravate da un elevato impatto prognostico.

L’introduzione di nuovi percorsi diagnostico-terapeutici consente oggi ai centri ospedalieri più strutturati di trattare un numero crescente di condizioni patologiche con maggiore efficacia e sicurezza. I benefici sono evidenti: riduzione dei rischi operatori, degenze ospedaliere più brevi e un contenimento dei costi, con ricadute positive sia per il paziente sia per il sistema sanitario.

L’endoscopia biliopancreatica rappresenta ormai un pilastro dell’endoscopia digestiva moderna. A sottolinearne il valore è Elia Armellini, Direttore della struttura di Gastroenterologia ed endoscopia gigestiva dell’Asst Bergamo Est, che evidenzia come questa disciplina abbia assunto un ruolo sempre più centrale nella gestione delle patologie pancreatiche e biliari.

«L’endoscopia biliopancreatica non è più soltanto uno strumento diagnostico – spiega Armellini – ma una vera piattaforma terapeutica avanzata, capace di offrire soluzioni efficaci e personalizzate in contesti clinici che fino a pochi anni fa richiedevano esclusivamente un approccio chirurgico». Un ambito in cui l’endoscopia interventistica ha avuto un impatto decisivo è quello delle lesioni pancreatiche. I progressi nelle strumentazioni, nei dispositivi medici e nelle tecniche di ecoendoscopia consentono oggi diagnosi sempre più accurate e tempestive.

«Siamo entrati nell’era della medicina di precisione – prosegue il dottor Armellini –. L’endoscopia interventistica ci permette di ottenere campioni bioptici di elevata qualità, di definire con precisione la natura delle lesioni e di modulare il trattamento sul singolo paziente, adattando le strategie terapeutiche alle caratteristiche cliniche e biologiche della malattia». Accanto alla diagnostica avanzata, l’endoscopia consente di trattare numerose patologie biliari e pancreatiche, sia benigne sia maligne, attraverso procedure non chirurgiche. Tra queste, la radiofrequenza ecoendoscopica per i tumori pancreatici neuroendocrini e per alcune neoplasie biliari rappresenta una delle innovazioni più significative degli ultimi anni.

«Queste tecniche – sottolinea Armellini – permettono di intervenire in modo selettivo, riducendo l’invasività e offrendo anche a pazienti complessi o fragili opportunità terapeutiche prima impensabili».

Il tumore del pancreas rimane una delle neoplasie più difficili da diagnosticare precocemente. A differenza del tumore del colon, non esiste un programma di screening applicabile alla popolazione generale. Tuttavia, sono attivi percorsi di sorveglianza dedicati ai soggetti ad alto rischio, come pazienti con familiarità, sindromi genetiche specifiche o pancreatite cronica. «In questi casi – evidenzia Armellini – l’ecoendoscopia è lo strumento più sensibile per intercettare lesioni iniziali. È fondamentale che sintomi come dolore addominale persistente, calo ponderale o ittero non vengano sottovalutati, perché una diagnosi precoce può incidere in modo determinante sulla prognosi».

In ambito terapeutico, l’endoscopia biliopancreatica consente interventi mirati e mini-invasivi sia nelle patologie maligne sia in quelle benigne. È il caso dell’ostruzione gastro-duodenale o delle ostruzioni delle vie biliari, trattabili mediante posizionamento di protesi, drenaggi ecoendoscopici o frantumazione dei calcoli.

L’endoscopia biliopancreatica si conferma una delle espressioni più avanzate della medicina moderna, capace di coniugare innovazione tecnologica, competenza clinica e centralità del paziente

Particolarmente rilevante è anche il ruolo palliativo dell’endoscopia nei pazienti oncologici avanzati. «Gli interventi endoscopici di palliazione – afferma Armellini – non solo alleviano i sintomi, ma migliorano in modo significativo la qualità di vita e, in alcuni casi, contribuiscono anche a un prolungamento della sopravvivenza».

Un elemento imprescindibile per il successo terapeutico è l’approccio multidisciplinare. La presa in carico del paziente con patologia pancreatica o biliare richiede la collaborazione stretta e coordinata di più specialisti: gastroenterologo, radiologo, chirurgo, anatomopatologo, oncologo, radioterapista e nutrizionista. «La complessità di queste malattie impone un lavoro di squadra – conclude il dottor Armellini –. Solo attraverso un confronto multidisciplinare continuo è possibile costruire un percorso di cura realmente efficace, personalizzato e sostenibile per il paziente». In questo contesto, l’endoscopia biliopancreatica si conferma una delle espressioni più avanzate della medicina moderna, capace di coniugare innovazione tecnologica, competenza clinica e centralità del paziente.

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