
La salute / Bergamo Città
Mercoledì 21 Maggio 2025
Rachide dolorante: una «spinal injection» può fare al caso
Neuroradiologia. Eseguita sotto guida TC in blanda sedazione per via venosa, garantisce massima precisione e minimo disagio.
Su cosa sia la neuroradiologia e cosa faccia il neuroradiologo, il mondo dei «non addetti ai lavori» non ha ancora le idee chiare. Tant’è che se si prova a cercarne una definizione da fonti anche autorevoli, quantunque laiche, si trovano affermazioni come le seguenti: ramo della radiologia che si occupa dell’acquisizione e dell’interpretazione delle immagini che riguardano il sistema nervoso centrale (Dizionario di Medicina Treccani); La neuroradiologia è una specialità della radiologia che si occupa dello studio diagnostico, terapeutico di anomalie sulla fisiologia del sistema nervoso e strutture annesse (cranio, colonna vertebrale) e della relativa ricerca scientifica (Wikipedia); ramo della radiologia medica sussidiario della neuropatologia e della neurochirurgia. (Vocabolario on line Treccani). Ne deriverebbe che la neuroradiologia è una branca della radiologia, cosa quantomeno imprecisa dal momento che essa è nata dal genio di alcuni neurochirurghi. Ma sulla discendenza radiologica sembra convinta anche l’Accademia dal momento che solo in pochi Paesi del mondo esiste una specializzazione in neuroradiologia.
Ma perché questo noioso preambolo? Solo per cercare di chiarire che la disciplina neuroradiologica nasce in seno alle neuroscienze, in un ambito permeato da forte vocazione curativa (la neurochirurgia, appunto). Se si vede la cosa sotto questo profilo, allora, non stupisce più tanto il fatto che il neuroradiologo sia naturalmente incline a curare i malati.
La neuroradiologia interventistica vede i suoi albori nei primi anni del ’900, molto prima dell’avvento della TAC (anni ’70) e della risonanza magnetica (anni ’80), con lo scopo di
proporre tecniche non invasive per curare i vasi sanguigni del cervello e del midollo spinale in alternativa ad un intervento neurochirurgico tradizionale. Parallelamente, si sviluppano procedure per approcciare la colonna vertebrale al fine di curare alcune sindromi dolorose del rachide. Queste tecniche si sono enormemente evolute nel tempo con il progresso esponenziale della tecnologia medica (gli angiografi digitali, la TAC, la risonanza magnetica), attraverso cui oggi anche il potenziale diagnostico relativo alle malattie del sistema nervoso ha raggiunto livelli di accuratezza inimmaginabili solo 50 anni fa.
Ora, quando si parla di terapia del dolore, il pensiero dei «non addetti ai lavori» (ma anche quello di molti «addetti») corre immediatamente all’opera che, con dedizione e competenza, svolgono i rianimatori. E ciò è assolutamente vero. Possiamo dire che il neuroradiologo si è ritagliato una nicchia nell’ambito della terapia del dolore del rachide. Si pensi alla sciatica, alla lombalgia causata dall’artrite, alle cervicalgie, fino anche ad alcuni tipi di cefalea.
Oggi la neuroradiologia interventistica ha forse maggior risonanza nel sentire comune grazie al recente contributo portato alla terapia dell’ictus, che consente di limitare gli esiti invalidanti della malattia a molti pazienti e, in non pochi casi, di guarirli completamente. E anche questa, ne converrete, è «terapia del dolore».
In Casa di Cura San Francesco il dottor Lunghi ha attivato un ambulatorio dedicato alla terapia percutanea delle sindromi dolorose del rachide che comprende trattamenti mininvasivi volti ad alleviare e, in molti casi, risolvere il dolore sciatalgico e rachideo. Queste procedure, conosciute anche come «spinal injection», vengono eseguite sotto guida TC in blanda sedazione per via venosa, garantendo la massima precisione e il minimo disagio per il paziente.
Grazie a un approccio integrato, il paziente può accedere a uno sportello di consulto neuroradiologico e a una valutazione mirata per individuare la causa del dolore e definire il percorso terapeutico più adatto per il trattamento di patologie come ernia del disco sintomatica e sciatica, eseguite con metodologie sicure e precise.
Il servizio è rivolto a chi soffre di rachialgia cervicale o lombare, con possibile irradiazione del dolore all’arto superiore (brachialgia) o inferiore (sciatalgia). Dopo un’attenta valutazione clinica in ambulatorio, i pazienti possono essere sottoposti a diagnostica per immagini (TC o RM) per stabilire l’idoneità al trattamento. In presenza di una diagnosi già definita, le patologie trattabili includono principalmente l’ernia discale e la sindrome delle faccette articolari.
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