Se la difficoltà a deglutire diventa un problema serio

Si chiama disfagia: per una precoce valutazione della disfunzione è necessario un appropriato percorso diagnostico-terapeutico e interventi specialistici.

Con il termine disfagia si intende la difficoltà a deglutire cibi solidi, semiliquidi o liquidi. Si tratta di un rilevante problema assistenziale poiché rende problematica un’alimentazione autonoma, soddisfacente e sicura. I rischi maggiori della disfagia infatti sono legati a malnutrizione e disidratazione oltrechè a problemi respiratori dovuti all’aspirazione di alimenti o liquidi nelle vie respiratorie con conseguenti polmoniti talvolta pericolose per la sopravvivenza.

Si stima che i disturbi della deglutizione riguardino circa l’8% della popolazione mondiale con una percentuale che sale al 15% negli anziani; tuttavia questi valori diventano impressionanti se correlati ad alcune patologie (40-70% nei soggetti colpiti da ictus cerebrale, il 60-80% in quelli colpiti da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer).

Le principali cause di questo sintomo, sia che si parli di disfagia orofaringea che di disfagia esofagea, sono davvero molteplici: neurologiche, infettive, miopatiche, autoimmuni, chirurgiche, iatrogene (come ad esempio a seguito dell’assunzione di alcuni farmaci, di chemioterapia o radioterapia). Tra i fattori di rischio vanno annoverati invece la diminuzione delle abilità cognitive (orientamento, memoria, attenzione e vigilanza), la diminuzione o l’assenza del riflesso della tosse, la riduzione del movimento della muscolatura della bocca e del viso e l’età avanzata.

Nell’anziano questo disturbo, conosciuto come «presbifagia», si caratterizza per una serie di cambiamenti relativi alla struttura, sensibilità e coordinazione dell’attività muscolare, responsabili di un complessivo rallentamento del cibo nel tragitto deglutitorio.

Un alterato livello di coscienza, l’allungamento dei tempi di masticazione e di deglutizione, la persistenza di residui alimentari nel cavo orale, il rigurgito orale o nasale, la presenza di voce umida o gorgogliante durante e/o dopo i pasti, la gestione difficoltosa delle secrezioni orali e della saliva, i frequenti episodi di tosse - starnuti - soffocamento sono solo alcuni importanti campanelli d’allarme da non sottovalutare.

La precoce valutazione della disfagia necessita di un appropriato percorso diagnostico-terapeutico e di interventi specialistici multidisciplinari che devono passare necessariamente anche attraverso una accurata educazione sanitaria verso chi si prende cura dei nostri anziani. In questi casi ci si può rivolgere per avere maggiori informazioni all’infermiere di fiducia, soprattutto per le informazioni di educazione sanitaria e prevenzione delle complicanze della disfagia.

La postura del corpo, l’appetibilità dei cibi, la scelta della consistenza della dieta, l’utilizzo di polveri addensanti e di acqua in gel (per altro prescrivibili dal Servizio Sanitario Regionale), la tecnica di somministrazione del pasto, la valutazione della capacità deglutitoria, la conoscenza degli alimenti da evitare, l’igiene della bocca sono solo alcune delle strategie più utili ed appropriate per affrontare il problema, migliorare la qualità di vita e ridurre i costi sociali.

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