Stitichezza e incontinenza, cause e trattamenti innovativi

L’INTERVISTA. Disturbi come stitichezza cronica, incontinenza fecale o prolassi vengono spesso sottovalutati o affrontati con imbarazzo.

Eppure, la proctologia moderna offre strumenti diagnostici e terapie efficaci che consentono di migliorare la qualità di vita, ridurre il dolore e recuperare in tempi brevi. Ne parliamo con il dottor Giulio Santoro, Responsabile dell’Unità Operativa di Proctologia e Pelviperineologia di Humanitas a Bergamo.

Dottor Santoro, quali sono le cause più frequenti di stitichezza cronica, incontinenza o prolassi?

« La stitichezza spesso deriva da un rallentato transito intestinale, da un’alimentazione povera di fibre o da una ridotta attività fisica, ma può anche dipendere da alterazioni della muscolatura del pavimento pelvico. L’incontinenza fecale, invece, può essere legata a danni ai muscoli sfinteriali — per esempio dopo un parto o un intervento chirurgico — oppure a disturbi neurologici. I prolassi del retto o degli organi pelvici sono frequenti nelle donne dopo gravidanze o interventi ginecologici»

Quali strumenti diagnostici utilizzate per individuare la causa del problema?

«Disponiamo di tecnologie avanzate come la videoanoscopia ad alta risoluzione, l’ecografia transanale tridimensionale e la manometria anorettale, che permettono di analizzare in modo preciso la funzionalità del retto e degli sfinteri. Questi esami ci aiutano a comprendere l’origine del disturbo, a identificare eventuali prolassi o alterazioni muscolari e a impostare un piano di cura su misura per ciascun paziente»

E quali sono oggi le principali opzioni di trattamento?

«A seconda della diagnosi, possiamo proporre un percorso riabilitativo del pavimento pelvico, utile nei casi lievi o iniziali, oppure ricorrere a interventi chirurgici mini-invasivi per i disturbi più complessi. Le nuove tecniche, come la chirurgia laparoscopica dei prolassi, la neurostimolazione sacrale o le iniezioni di agenti volumizzanti per l’incontinenza, riducono il trauma chirurgico, limitano il dolore post-operatorio e favoriscono un recupero rapido, spesso con degenze di soli due o tre giorni. Anche nel trattamento delle emorroidi utilizziamo metodiche “skin sparing”, che rispettano i tessuti e garantiscono risultati funzionali ed estetici migliori»

Si parla spesso di approccio multidisciplinare: cosa significa in proctologia?

«Significa che ogni paziente è seguito da un’équipe integrata: chirurghi, ginecologi, urologi, radiologi, gastroenterologi e fisioterapisti collaborano per analizzare ogni aspetto del disturbo. Molte patologie del pavimento pelvico coinvolgono più organi e colpiscono soprattutto le donne dopo il parto o interventi uroginecologici. Affrontare i sintomi in modo isolato sarebbe un errore: solo la collaborazione tra specialisti consente una cura completa e duratura».

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