Se una ragazzina
può cambiare il mondo

«La Rosa Bianca» fu un gruppo di studenti antinazisti, che si opposero in modo non violento al regime di Hitler, pagando con la propria vita questa scelta coraggiosa. La storia dei fratelli Hans e Sophie Scholl, che animarono il movimento e furono giustiziati il 22 febbraio 1943, è raccontata in un bel libro, attraverso la testimonianza della sorella Inge, di amici e di compagni delle loro ultime ore. Ne emerge una passione per la vita che nemmeno il terrore del regime potè soffocare.

Anna Frank, di famiglia ebrea tedesca rifugiatasi ad Amsterdam negli anni dell’occupazione nazista, visse con i suoi nascosta in una stanza murata, fra i 13 e i 15 anni, e consegnò allo straordinario «Diario» la propria singolare testimonianza, piena di forza d’animo, amore per la vita, capacità d’osservazione e di riflessione.

Oggi, Greta Thunberg, svedese, sedici anni compiuti il 3 gennaio scorso, sta stupendo il mondo inerte con le proprie iniziative per il contrasto al cambiamento climatico, la più seria minaccia attuale per l’umanità intera. La ragazza è intervenuta alla conferenza sul clima di Katowice, pronunciando il discorso più convincente di tutta la sterile assise, e al Forum economico mondiale di Davos, dove, annualmente, si ritrovano i «padroni» del pianeta.

«Ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza», ha dichiarato. «Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate che cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente». Ispirato dall’impegno di Greta, è nato il movimento internazionale «Friday For Future», che riprende, su scala globale, lo sciopero dimostrativo già attuato, individualmente, dalla ragazza. In diversi Paesi d’Europa i venerdì di protesta vedono, ormai, l’adesione di un numero sempre più alto di persone, non solo di studenti. L’iniziativa è arrivata anche in Italia, coinvolgendo già decine di città. Venerdì 15 marzo è in programma lo «SchoolStrike4Climate», lo sciopero mondiale della scuola per il clima, cui aderiranno anche gli istituti bergamaschi. Nei prossimi giorni L’Eco di Bergamo, sempre sensibile ai temi della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico, ne parlerà ampiamente.

«La civiltà – ha dichiarato Greta – è sacrificata, per lasciare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a incamerare profitti. La nostra biosfera è sacrificata. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso». «Nel 2078 – ha continuato – festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini un giorno, probabilmente, mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma gli state rubando il futuro davanti agli occhi». Greta si esprime in modo calmo, determinato, convincente.

Il riscaldamento globale è sotto gli occhi di tutti. È la vera, enorme emergenza contemporanea, ma sempre sottaciuta. Nei nostri territori, rispetto al recente passato, nevica sempre meno e non solo in pianura: a gennaio Alpi e Prealpi avevano scarso innevamento fino a 2000 metri. Le isole di calore avanzano per effetto dell’inarrestabile consumo di suolo. Non solo l’immenso hinterland milanese, ma l’intera Pianura Padana si possono considerare, ormai, come un’unica conurbazione. L’eccessiva urbanizzazione e il riscaldamento globale hanno contribuito a ridurre i giorni di neve e anche quelli di nebbia. Temperature più alte permettono, però, eventi precipitativi più intensi, a causa del maggior contenuto di vapore acqueo nell’aria. Ciò vale per tutte le città lombarde, Bergamo inclusa. Le perturbazioni, ormai, sono accompagnate molto spesso da trombe d’aria, anzi da veri e propri tornado. È l’estremizzazione del clima. La politica, però, continua a pensare ad altro. L’Italia, un Paese fragilissimo per la propria morfologia, ora è già, in gran parte, ambientalmente compromessa. Le opere di mitigazione e di adattamento sono affidate alla buona volontà degli enti locali. Non esiste una politica nazionale complessiva e adeguata. Pagheremo più salato di altri il prezzo dei cambiamenti climatici.
Diego Colombo

L’effetto serra, purtroppo, è un’evidenza scientifica, non un’opinione. Non si può negare il riscaldamento globale, né si può negare come sia stato provocato dalle emissioni di gas serra a partire dalla rivoluzione industriale . Non significa che si debba tornare all’età della pietra. Significa che c’è un intero sistema energetico da cambiare. Rapidamente (siamo già in ritardo) e in tutto il mondo. Passando dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Negare i cambiamenti climatici e la loro origine antropica equivale a sostenere che la Terra sia piatta e il Sole le giri attorno. Le conferenze delle Nazioni Unite – sì, dell’Onu, non di qualche oscuro circolo ambientalista – dedicate ai cambiamenti climatici si tengono dal 1992. E’ già da allora, da 27 anni fa, che sappiamo tutto quanto ci sarebbe fare per salvare il pianeta. L’anno scorso ventimila scienziati (non ventimila «amici» di un social!) hanno firmato un appello per tagliare le emissioni di gas climalteranti, dovute allo sfruttamento mai interrotto dei combustibili fossili. Nessun altro tema ha radunato un tale numero di scienziati. Eppure, c’è chi ancora si ostina a negare l’evidenza. Del resto, pare che la pensi così anche l’attuale presidente del Paese più potente e inquinante del mondo. Chi nega l’effetto serra e la sua origine antropica, quindi, è in buona compagnia. Dobbiamo, però, assolutamente respingere al mittente come del tutto inaccettabili le affermazioni relative a Greta Thunberg e alla sua eroica testimonianza per il contrasto ai cambiamenti climatici, che meritano solo il rispetto di tutti. Chi scrive: “Patetica la piccola idiota che si vende per soldi accusando altri di quello che è il peccato suo e di chi la sostiene” deve solo vergognarsi e chiedere scusa. La ragazza, com’è noto e non avremmo voluto ripetere, è affetta dalla sindrome di Asperger: questo non le ha impedito di intervenire alla conferenza sul clima di Katowice, davanti ai rappresentanti di tutti i Paesi del mondo, pronunciando il discorso più convincente di tutta l’assise, e al Forum economico mondiale di Davos, dove, annualmente, si ritrovano i «padroni» del pianeta. Calma, determinata, lucidissima. E nessun giornale serio oserebbe mai <strumentalizzare i bambini/ragazzi>, né lei né altri. Riguardo all’affermazione sulla Groenlandia, è una delle più ricorrenti leggende negazioniste, secondo cui mille anni fa, ai tempi della colonizzazione vichinga, sarebbe stata una terra libera dai ghiacci perché il nome Grönland significa <terra verde>. Per conoscere la tesi scientifica, e non la leggenda, rimandiamo al sito https://www.climalteranti.it/?s=Groenlandia del Politecnico di Milano. (D.C).

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