Morto per malore a 46 anni, addio all’alpino Gianni Vittori

MARTINENGO. Il magazziniere si è sentito male giovedì mattina mentre lavorava a Cologno al Serio: lascia la moglie e tre figli adolescenti.

Grande partecipazione sabato mattina, 4 maggio, a Martinengo alla cerimonia funebre per Gianni Vittori, il 46enne del posto spirato giovedì all’ospedale, dopo essere stato colpito da un malore mentre si trovava nella ditta di Cologno al Serio dove lavorava come magazziniere. Tanta la gente che ha voluto dare l’estremo saluto a un martinenghese molto conosciuto, marito e padre di tre figli adolescenti, nonchè attivo membro del locale Gruppo alpini e dell’Avis. A caratterizzare il funerale la presenza di un folto numero di penne nere, che in onore di Gianni Vittori hanno guidato il corteo funebre e predisposto il picchetto d’onore sul sagrato della parrocchiale di Sant’Agata.

«Marito e padre eccezionale»

Vittori lavorava come magazziniere alla «For.el.ind. srl» di Cologno al Serio, ditta di forniture elettriche, dove giovedì mattina si è verificato l’episodio che poi gli è costato la vita. L’uomo ha accusato un improvviso malore, venendo subito soccorso da alcuni colleghi che allo stesso tempo hanno inviato la richiesta d’intervento al 112. Un’ambulanza ha poi trasferito il magazziniere al pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio, dove in seguito è deceduto.

Durante l’omelia il curato don Omar Moriggi ha anche tracciato un profilo di Gianni Vittori attraverso i ricordi dei tre figli, rivolgendo parole di conforto alla moglie Antonella, ma anche alla mamma del 46enne, rimasta vedova da poco tempo.

La preghiera dell’alpino è stata letta dal capogruppo Ulisse Martinelli, che a margine della cerimonia religiosa ha ricordato: «È stato un marito e un padre eccezionale. Come alpino non dimenticherò mai il suo legame alle penne nere e al gruppo di Martinengo per il quale ha sempre dato la massima disponibilità. Quando fu fondata nel 1997 la nostra sezione Gianni faceva il militare: tornò apposta in licenza per l’evento, tanto lo riteneva importante».

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