Tanta voglia di tornare in campo
Giovani già pronti, società in attesa

C’è tanta, tanta voglia di tornare sui campi sportivi. Blindati dal lockdown e dai Dpcm, i ragazzi delle società bergamasche – calcio, in primis, ma il discorso vale in generale – scalpitano per riprendere confidenza con un pallone e con i compagni di squadra: e i loro dirigenti si stanno attivando un po’ su tutti i fronti, per riattivare corpi e menti.

Per gli sport di contatto all’aperto, attualmente è possibile solo svolgere allenamenti «individuali», ossia anche di gruppo ma con distanziamento fra i soggetti in campo. È vietato l’uso degli spogliatoi, ma potendo contare su spazi e buona volontà le soluzioni si trovano. «A parte le fasi in zona rossa – racconta Cristian Barzasi, il presidente del Rovetta (società di seconda categoria che copre tutta la filiera di settore giovanile) – noi non ci siamo mai fermati. Tra l’altro, qui in Val Seriana non è proprio facile fare attività in questa stagione: però da subito ci siamo organizzati con prove, esercizi, movimenti con e senza palla, tutto studiato dal nostro responsabile tecnico Fabrizio Capodici che ha via via modulato i carichi di lavoro».

Adesso che le giornate cominciano ad allungarsi e un barlume di speranza, più che la temperatura, scalda persino un po’ il cuore l’impeto s’è fatto crescente. «Stiamo ricominciando con tutti gli allenamenti: per ora uno alla settimana per ogni squadra, usando il campo dalle 14 alle 18. Gli spogliatoi non sono consentiti, ma questo è un problema che si risolve con l’attenzione e la disponibilità dei genitori: da noi, almeno l’85% delle famiglie ha aderito alla proposta di riportare i ragazzi in campo».

Protocolli e distanziamento

Anche il centro sportivo «Mazza» di Treviglio è tornato a riempirsi di atleti sgambettanti. Bruno Brulli, il responsabile del settore giovanile della Trevigliese, parte dal presupposto della sicurezza, «imprescindibile al punto da costringerci a grossi sforzi che facciamo volentieri: protocolli, distanziamento, procedure in ingresso e in uscita, spazi ben suddivisi per materiale e persone. E tutto seguito da uno staff molto attento, con allenatori e tecnici che si sono rimessi in gioco per rilanciare la loro azione formativa: i ragazzi non ne possono più di divano e playstation».

Sugli stessi campi opera anche l’Acos, altra società trevigliese che, come spiega il segretario Francesco Scrivanti, ha valutato con massima attenzione ogni scenario.

«La situazione generale non è certo delle migliori e le limitazioni e le incombenze da seguire sono ancora rilevanti. Dopo mesi difficili, però, i nostri giovani hanno bisogno di vivere momenti di socializzazione, di svolgere attività motoria e di condividere una passione. La nostra intenzione, dunque, è quella di riprendere in modo graduale gli allenamenti sul campo, rispettando con assoluto rigore le prescrizioni, sia per assicurare il diritto alla pratica sportiva, sia per tutelare la salute di ogni figura coinvolta».

Spogliatoi «vietati»

In ogni caso, c’è anche chi è fermo alla fase delle riflessioni: all’Excelsior, società di Bergamo ricca di storia e offerta sportiva, il direttore sportivo Guido Spreafico è in continuo contatto e confronto con dirigenza, staff e gruppi genitori.

«La nostra intenzione è quella di riprendere, ma riteniamo sia prima il caso di avere e dare tutte le garanzie del caso: deve essere chiaro a tutti che non si possono usare gli spogliatoi, che serve una nutrita squadra di tecnici e volontari capaci di gestire questa situazione anomala e che ogni iniziativa va presa con la collaborazione e l’attenzione di tutti. Poi, con chiarezza e certezze, la ripresa sarà fattibile, per non dire auspicabile».

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