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Venerdì 24 Gennaio 2025
Science, il no agli accordi sul clima 'cattiva idea' di Trump
“ Ritirarsi dall’Accordo di Parigi è una cattiva idea ” e “molti scienziati continueranno a esprimere questa opinione nei modi appropriati, perché il costante progresso nella descrizione dei processi e dei pericoli del cambiamento climatico proseguirà”: la rivista Science commenta così, in un editoriale, la decisione di far uscire gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima, che è stata fra le prime iniziative del neopresidente Donald Trump.
 Nell'editoriale si rileva che   Trump  sta   continua  ndo a   sfumare  e   cancellare  i   confini  tra la   realtà scientifica del cambiamento climatico  in atto causato dall’uomo   e l’ideologia politica  , confondendo le acque e scambiando volutamente fatti ormai ampiamente provati e dimostrati per opinioni con le quali si può essere o meno d’accordo. 
 
 Come aveva già sostenuto durante il suo precedente mandato, Trump ha motivato la decisione, ratificata con uno dei tanti ordini esecutivi firmati subito dopo l’insediamento, affermando che si tratta di un   accordo ingiusto,  poiché porterebbe ad una   massiccia redistribuzione della ricchezza  degli   Stati Uniti verso altri Paesi  , in particolare quelli in via di sviluppo. Ma, si legge nell'editoriale, dalle centinaia di commenti e post pubblicati da Trump sui social media è evidente che il suo intento è   mettere in dubbio  anche il dato di fatto che la   crisi climatica  sia dovuta alle   attività umane  . 
 
 “Forse questo passa per una strategia politica intelligente – afferma Science – ma è più importante che mai che i cittadini vedano oltre questa cortina di fumo, in modo che le decisioni che riguardano la questione climatica continuino ad essere prese su solide basi scientifiche”.
 La questione clima si inserisce, secondo l’editoriale, in una   battaglia politica nata negli anni 80  con il repubblicano Ronald Reagan, che durante la Presidenza rinnegò le sue precedenti opinioni ambientaliste, e proseguita poi con il democratico Al Gore, che invece vide nel sostegno alla lotta al cambiamento climatico un’importante opportunità politica. E così, mentre i Democratici ritengono che gli scienziati dovrebbero assumere un ruolo più attivo nel dibattito politico, i Repubblicani affermano che i ricercatori devono invece limitarsi a fare il proprio lavoro, restando fuori dai processi decisionali. 
 
 A differenza di quanto avviene nel mondo della scienza, dove si cerca sempre di distinguere in modo netto tra fatti e opinioni personali, molti politici mescolano fatti, opinioni e falsità, un gioco che, afferma Science, viene molto bene soprattutto al nuovo Presidente degli Stati Uniti.
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