Luca Saccoia in scena con un «Natale in casa Cupiello» intimo e contemporaneo

L’INTERVISTA. Un anniversario importante, una crisi personale trasformata in energia creativa e un capolavoro che ha cambiato per sempre il teatro italiano. Da questi elementi nasce «Natale in Casa Cupiello», lo spettacolo interpretato da Luca Saccoia, con la regia di Lello Serao, che rilegge in chiave intima e onirica la celebre commedia di Eduardo De Filippo.

Bergamo

L’origine del progetto affonda anche in una dimensione personale: «Vivevo un momento molto particolare - dice Luca Saccoia-, una di quelle crisi d’attore che a volte possono essere positive, altre traumatiche. Allora sono andato a scavare nei ricordi, cercando una ferita da coccolare. I ricordi più belli erano quelli di quando ero bambino, a Natale, con tutta la famiglia unita, mentre mangiavamo e Natale in casa Cupiello andava in sottofondo in televisione».

«È una commedia a cui siamo legati tutti, non solo i partenopei o gli attori. Dopo Eduardo De Filippo, il teatro italiano è cambiato, non soltanto quello di Napoli».

Uno spettacolo tra sogno e memoria

La messinscena firmata da Lello Serao costruisce un impianto fortemente evocativo. «Quello che vediamo all’inizio è un fondale: il presepe non c’è ancora, ma è come se fosse già successo tutto», spiega Saccoia. In scena compaiono subito gli oggetti simbolo della commedia: «Il cappotto, il letto di Tommasino, le cinque lire, la zuppa, la caffettiera. Tutti gli elementi della storia sono già presenti». Il protagonista si risveglia «come se avesse fatto tardi nel laboratorio di pupazzaro, di maestro presepiale», e viene rianimato dagli altri personaggi «un po’ come nel Canto di Natale di Dickens».

Dal sogno all’omaggio a Eduardo

Lo spettacolo gioca con la genesi del testo originale. «Natale in casa Cupiello nasce come atto unico, il secondo, poi Eduardo aggiunge il primo e il terzo», ricorda Saccoia. In questa versione, il primo atto è concepito come un sogno, mentre il secondo diventa «il grande omaggio all’opera». Una scelta che si riflette anche nella prova attoriale: «Nel primo atto recito dal vivo tutte le battute di Luca Cupiello, mentre le altre voci sono registrate, sempre da me. Nel secondo atto, invece, dico dal vivo tutte le battute di tutti i personaggi».

Il significato del «sì» al presepe

Il fulcro emotivo dello spettacolo resta una scena simbolo. «Quando Luca chiede per l’ultima volta se piace il presepe e Tommasino, dopo tanti no, risponde di sì: è una scena che mi ha sempre commosso e continua a commuovermi». Da quel «sì» prende forma l’intero progetto: «È come un romanzo di formazione. Tommasino diventa adulto, si risveglia accanto al letto di un padre che probabilmente sta morendo, e la commedia resta volutamente aperta».

Un messaggio universale

Natal​e in Casa Cupiello, nella lettura di Luca Saccoia e Lello Serao, invita lo spettatore a riconoscersi nella famiglia Cupiello. «Siamo tutti invitati a questa messa in scena familiare, in cui ciascuno può immedesimarsi». E il messaggio finale parla al presente: «Credo che ognuno, dopo tanti no nella vita, possa trovare in quel sì un ristoro». Un omaggio rispettoso e insieme personale a Eduardo De Filippo, capace di trasformare un classico del teatro italiano in un’esperienza intima e contemporanea.

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