Da 5 millimetri a 2 centimetri al giorno
Si muovono fino a 2 milioni di metri cubi

Frana, a Tavernola in azione gli esperti della Protezione Civile nazionale. Il geologo Casagli non esclude che materiale possa finire nel lago, ma gli strumenti a disposizione consentono di organizzare per tempo un’eventuale evacuazione.

Niente panico, ma anche piena consapevolezza della gravità della situazione. Ieri a Tavernola se ne è avuta conferma quando sul lago di Iseo sono arrivati tecnici e funzionari del Dipartimento nazionale della Protezione Civile. Prima un sorvolo in elicottero e poi un sopralluogo da terra hanno consentito al geologo Nicola Casagli, professore dell’Università degli studi di Firenze e componente della Commissione nazionale Grandi Rischi, di valutare personalmente il livello di rischio. Il suo gruppo di ricerca costituisce uno dei «centri di competenza» del Dipartimento della Protezione Civile e con i suoi collaboratori ha voluto vedere da vicino la frana che minaccia il cementificio di Tavernola e di finire nel lago di Iseo creando un’onda anomala che, nella più catastrofica delle ipotesi, potrebbe essere alta cinque metri.

Casagli ha incontrato il prefetto di Bergamo Enrico Ricci, i sindaci dei Comuni di Tavernola, Vigolo e Parzanica, i dirigenti di Regione Lombardia che sono a capo delle direzioni generali «Territorio» e «Protezione Civile», l’Utr di Bergamo, il geologo Sergio Santambrogio, consulente tecnico dei tre comuni del lago, il presidente della provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli e i consulenti di Via Tasso, il presidente e il direttore della Comunità montana laghi Bergamaschi, Adriana Bellini e Silvano Fusari, il direttore dello stabilimento Italsacci Antonio Granata e il direttore minerario Laura Molini. Sull’altra sponda del lago, i sindaci dei Comuni bresciani erano invece riuniti in comunità montana a Sale Marasino e si sono collegati con Tavernola tramite il web. Gli enti che ieri a mezzogiorno si sono ritrovati sono gli stessi che da martedì l’unità di crisi attivata in municipio a Tavernola consulta più volte al giorno per venire a capo della delicata situazione che si è innescata dieci giorni fa, quando il sistema di monitoraggio della Italsacci posizionato sul monte Saresano ha rivelato che la frana si era messa in movimento: se in precedenza scendeva di due millimetri al mese, ora la velocità è di un altro ordine di grandezza.

«La frana è attiva e si muove ad una velocità costante, fra i 5 millimetri e i due centimetri al giorno» è uno dei punti fermi emersi ieri. Confermata anche la dimensione, il volume complessivo di materiale interessato oscilla fra il milione e i due milioni di metri cubi di materiale. Inoltre, il sistema di monitoraggio del cementificio a cui da giovedì si affianca un radar da terra voluto dalla Provincia di Bergamo, insieme alle caratteristiche della montagna, permette di dire che se la frana dovesse scivolare per intero verso il basso, tale movimento sarebbe preceduto da una serie di segnali inequivocabili che consentirebbero di mettere in sicurezza la cittadinanza. «Questa prima indicazione – sottolinea Ioris Pezzotti, sindaco di Tavernola – per noi è fondamentale: la situazione è seria, ma non dobbiamo esasperarla». La possibilità di lasciarsi prendere dal panico è concreta: ieri una ventina di persone che abitano a Porto, la località di Monte Isola prospiciente il cementificio di Tavernola, hanno preferito abbandonare le proprie case e chiedere ospitalità da parenti e amici pur non essendo scattato nessun ordine di evacuazione.

Ieri a Tavernola è stata chiarita anche quale sarà la «linea di comando» nel caso in cui fosse necessario adottare tempestivamente provvedimenti significativi: la rete di monitoraggio e il radar da terra inviano continuamente le loro rilevazioni alla centrale della Protezione civile di Regione Lombardia; nel caso in cui si verificassero movimenti improvvisi, dalla sala operativa partirà un avviso diretto ai sindaci del lago che, a questo punto, ordineranno ai cittadini di eseguire quanto contenuto nei piani di emergenza che saranno però predisposti solo in settimana. «I dati che stiamo raccogliendo in questi giorni – spiega a questo proposito il sindaco Pezzotti – saranno elaborati da un pool di tecnici e ricercatori della Bicocca di Milano che definiranno gli scenari di rischio».

Si ipotizza che questi ipotetici scenari saranno tre: uno di attenzione, uno di preallarme e uno di allarme. Il professor Casagli, in base alle prime risultanze, non ha escluso che una parte della frana possa finire nel lago, ma per ipotizzare quale sarà l’onda anomala generata dal crollo occorre prima valutare quanto materiale arriverà nel lago, la profondità del Sebino. Lo scenario peggiore prevede un’onda alta 5 metri; l’ipotesi più ottimistica è che nel lago non arrivi praticamente nulla, perché il materiale potrebbe fermarsi nei piazzali della miniera e in quelli del cementificio.

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