Al «Don Palla» il ricordo di Rho: medico delle emozioni

Piazza Brembana. L’Hospice della struttura è stato dedicato alla figura del primo direttore sanitario della casa di riposo, scomparso nel 2012.

«Bisogna ricordare chi opera nel silenzio. Gigi era uno di loro, portava la sua luce nella vita delle persone e dobbiamo continuare a tenerla accesa». È con queste parole che il professor Michele Iagulli, presidente della Fondazione Don Palla Onlus di Piazza Brembana ha ricordato il dottor Gianluigi «Gigi» Rho, primo direttore sanitario della struttura al quale l’11 novembre è stato intitolato l’Hospice. Scomparso nel 2012, Rho ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare i più fragili: prima a Milano, poi in Uganda e infine in Alta Valle Brembana dove è stato medico di famiglia per le famiglie di Cusio, Averara e Santa Brigida. Poi è arrivato l’interesse per le cure palliative, ancora poco conosciute in Italia, e la possibilità di mettere in pratica i suoi studi proprio al Don Palla fin dal 1993, anno in cui è stata aperta la struttura.

«Rara sensibilità»

«Gigi Rho era il cuore della fondazione - ha spiegato Walter Vanini, attuale direttore sanitario della struttura e allievo di Rho - mi ha insegnato che non bisogna solo curare i malati ma curare le persone, farsi carico delle emozioni e dei disagi. Aveva una rara sensibilità. L’empatia era l’elemento essenziale per lui. Il suo più grande progetto era l’Hospice, un luogo in cui i pazienti possono vivere gli ultimi anni della loro vita attraverso la spensieratezza, la dignità, la serenità e l’affetto di una grande famiglia. Purtroppo non ha potuto vedere l’hospice ultimato, inaugurato pochi mesi dopo la sua morte. Questo è sia una ringraziamenti che un segno di quello che deve rimanere nella nostra memoria». A ripercorre alcuni episodi di vita di Gigi è stato Mario Calabresi, noto giornalista italiano e nipote del dottore.

Grande impegno e dedizione

Tra i presenti c’erano anche i figli di Rho e in particolare la figlia Anna ha voluto spendere qualche parola in suo ricordo: «Papà ci ha trasmesso il suo modo di fare il medico. Per lui prima di curare veniva il prendersi cura della persone». Anche la moglie di Gigi, Mirella, ha ricordato il grandissimo impegno e la dedizione del marito nell’aiutare i più bisognosi: «Ha messo anima e corpo in ogni cosa che faceva. Passava le giornate intere a fianco ai suoi pazienti e non ha mai perso la speranza, nemmeno nella sua malattia, di vedere realizzato il suo progetto». Dopo la benedizione è stata scoperta la targa che verrà collocata all’ingresso dell’Hospice. Hanno preso parte alla cerimonia anche gli ospiti del Don Palla, la direttrice dell’Hospice Barbara Codalli, il sindaco di Piazza Brembana Stefano Ambrosioni e Laura Arizzi, portavoce della Comunità Montana Valle Brembana.

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