Da Cassiglio al Calvi in 11,22 ore
Nuovo record sulle Orobie

Il nuovo primato di Donatello Rota e Riccardo Faverio. «Una dedica ai morti per Covid».

Hanno corso senza fermarsi per 11 ore e 22 minuti, su e giù per il cuore delle montagne bergamasche. A tempo di record, hanno realizzato quel sogno cullato durante la quarantena. Donatello Rota, 35enne personal trainer di San Pellegrino, e Riccardo Faverio, ex ciclista professionista (ha corso anche nella Saeco con Cipollini, Gotti, Savoldelli) di Serina, 50 anni, oggi elettricista, entrambi tesserati al Gruppo sportivo Orobie, domenica 12 luglio hanno stabilito il nuovo primato del sentiero delle Orobie occidentali (il sentiero 101, in pratica), bruciando di un’ora il tempo stabilito nel 2003 da Gianfranco Baldaccini e Francantonio Belotti. Partiti alle 4,30 da Cassiglio, hanno esultato poco prima delle 16 al rifugio Calvi: in mezzo, 73 chilometri di saliscendi, per un dislivello positivo di 5.200 metri. Tra i passaggi, i rifugi Grassi e Benigni, Foppolo, il K2 (punto ristoro), Ca’ San Marco, Val Carisole. L’anima delle Orobie che cingono la val Brembana.

«La sfida è nata in tempo di quarantena – racconta Donatello Rota, atleta di ottimo livello, nel 2019 secondo al Gran Trail Orobie e piazzamenti anche in gare internazionali -. Sapendo che per un lungo periodo non ci sarebbero state gare, abbiamo cercato un nuovo stimolo. Ho subito pensato di provare questo record con Riccardo Faverio (nel curriculum, anche la vittoria della Maga Ultra Skymarathon 2018, ndr) con cui mi alleno e che per me è un maestro: ha subito accettato, da lì abbiamo iniziato a prepararci». «La giornata di domenica è stata perfetta sotto ogni punto di vista: avevamo studiato il percorso, avevamo preparato delle tabelle con i passaggi stimati per avere il buon ritmo, il meteo era quello giusto – prosegue Rota -. Quando corri devi essere una macchina, serve costanza».

Il tempo stimato per l’impresa era di 11 ore e 30 minuti: alla fine, il cronoprogramma è stato limato di 8 minuti. Ma non è stato un viaggio in solitaria, quello dei runner bergamaschi: «Durante il percorso abbiamo avuto assistenza da diversi amici. Quando siamo arrivati al Calvi, ad aspettarci c’era un centinaio di persone – aggiunge il runner -. Abbiamo fatto una piccola dedica a Steven, il fratello di un amico morto per Covid, e a tutte le persone venute a mancare in questo periodo. Le montagne sono anche il simbolo delle valli, dei territori più colpiti dall’epidemia. Questo pensiero è certo una piccola cosa, ma ci tenevamo».

«Sui social ho un discreto seguito – conclude Rota –, volevo provare anche a cercare di mettere in luce le nostre montagne. Mi hanno scritto amici dall’estero, sono rimasti piacevolmente colpiti dai luoghi della corsa. Se ne stanno occupando anche riviste e siti specializzati, può essere un buon ritorno per le nostre montagne».

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