Effetto vaccini, nell’ultimo anno crollati contagi, ricoveri e decessi

In Bergamasca il confronto tra la seconda e la quarta ondata offre dati inequivocabili: infezioni ridotte del 74%, pazienti nei reparti ordinari giù del 95% e un calo dei morti del 93%.

Il «muro» del vaccino poggia sui mattoni dei numeri. Quelli su cui costruire la fiducia, nonostante la nuova ondata che preme. È questo, in fondo, il vero banco di prova dell’immunizzazione, e i primi risultati – a un mese e mezzo dall’inizio del rialzo dei contagi – confermano che lo scenario è nettamente più favorevole a un anno fa, quando il vaccino non c’era. Vale a Bergamo e vale nell’intera Lombardia.

Il punto di riferimento è il 15 ottobre, il giorno in cui, quest’anno, l’incidenza del contagio ha iniziato ad alzarsi. Da lì e sino a ieri, in Bergamasca si sono contati 2.035 nuovi positivi: un anno fa, negli stessi giorni dal 15 ottobre al 24 novembre, le infezioni erano state invece 7.737. Tradotto: i contagi si sono ridotti del 74%, ed è come se ci fosse un saldo favorevole che ha permesso il «risparmio» di 5.702 infezioni. Il quadro è ancor più chiaro se si guarda agli indicatori più aspri della pandemia, cioè i ricoveri e i decessi. Ieri al «Papa Giovanni», l’hub di riferimento della Bergamasca (con le altre due Asst allertate in caso di aumento della pressione), nei reparti ordinari si contavano 36 pazienti Covid: un anno fa, invece, erano in campo praticamente tutti gli ospedali della provincia e il totale dei pazienti ordinari arrivava a 707 unità. Oggi in sintesi ce ne sono 671 in meno, una riduzione del 95%. E ancora: ora la terapia intensiva del «Papa Giovanni» accoglie 7 pazienti acuti, il 24 novembre 2020 in tutta la Bergamasca erano 93 le persone in rianimazione; dodici mesi dopo, ci sono 86 pazienti in meno e il calo è del 92%. Se ogni vita spezzata dal virus è una tragedia, perché dietro i numeri s’incarnano le biografie, è comunque fortissimo anche il calo dei decessi: tra il 15 ottobre e il 24 novembre del 2020 le vittime bergamasche del Covid erano state 86, quest’anno sono state 6; 80 in meno, con un calo del 93%.

«Correre per le terze dosi»

«Il numero di pazienti in terapia intensiva è stabile, per i pazienti ordinari il trend è in crescita nelle ultime settimane – spiega Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni -. Col supporto anche delle altre Asst, come da indicazioni regionali, speriamo che la situazione si stabilizzi anche da noi. In terapia intensiva pressoché tutti i pazienti sono persone non vaccinate: è sempre fondamentale ribadire l’urgenza di vaccinarsi, il vaccino è ciò che ci protegge. Ed è importante correre anche con le terze dosi». La stabilità dei numeri Covid, nella quotidianità dell’ospedale, è decisiva anche per tutte le patologie extra-Covid: «Il programma di recupero sta andando bene – prosegue Stasi – e confidiamo per fine dicembre di completare l’obiettivo dei 500 interventi chirurgici aggiuntivi che avevamo fissato. È uno sforzo enorme, così come sulle attività ambulatoriali. Per questo ci auguriamo che non arrivi un’ondata più forte, perché provocherebbe un rallentamento di tutte le attività». Il «Papa Giovanni», con i suoi t re hub tra l’ospedale cittadino, quello di San Giovanni Bianco e il Presst di Sant’Omobono, «sta facendo il pieno di vaccinazioni – assicura la dg -. C’è grande richiesta, e l’accorciamento a cinque mesi porterà ulteriori prenotazioni. Ci auguriamo che siano molti i soggetti che possano entrare in campo in questa fase per rendere più capillare la campagna, così da supportare le Asst e la Iml. Dicembre sarà “ricco” di richieste, c’è bisogno di ampliare la rete. Qui al Papa Giovanni stiamo ragionando sulla riconversione di alcuni slot inutilizzati dell’antinfluenzale, per aumentare la disponibilità delle terze dosi anti-Covid. Se apriremo nuovi centri? Noi no, i nostri centri stanno rispondendo alla richiesta che ci arriva».

Oltre 200mila contagi in meno

Un anno fa la Bergamasca, tragicamente flagellata dalla prima ondata, viveva una recrudescenza autunnale del virus più contenuta rispetto al resto della Lombardia. Qui, in sostanza, l’immunità naturale – oggi rafforzata e decisamente ampliata da una campagna vaccinale a tappeto – era già forte. Il confronto a dodici mesi di distanza dell’intero quadro regionale consolida l’efficacia del vaccino. Tra il 15 ottobre e il 24 novembre del 2020, in tutta la Lombardia si erano contati 265.141 casi di Sars-CoV-2, negli stessi giorni del 2021 – tra l’altro con 4,1 milioni di tamponi effettuati, contro gli 1,5 milioni del 2020 – le infezioni sono scese a 32.769: 232.372 in meno, cioè con un calo dell’88%. Vero è – vale per la Lombardia e per la Bergamasca – che un anno fa l’ondata iniziava già la discesa e quella odierna, invece, ha ancora una spinta verso l’alto. Ma la differenza è larghissima, e lo si legge anche sui ricoveri. Un anno fa i reparti ordinari avevano in cura 8.114 lombardi, oggi «solo» 729: 7.385 in meno, -91%. Le terapie intensive, dove un anno fa s’aggrappavano alla vita 942 lombardi, oggi hanno 72 posti letto occupati: 870 in meno, con una contrazione del 92%. La contabilità più luttuosa ha affievolito la portata: la seconda ondata, un anno fa, aveva già inghiottito le vite di 3.839 lombardi, quest’anno 203. I decessi sono così calati del 95%, con un risparmio virtuale di 3.636 vite.

© RIPRODUZIONE RISERVATA