L’allarme in Val Brembana: «Il bostrico mette a rischio i paesi»

L’EMERGENZA. Boschi distrutti da Moio a Valleve. Solo a Branzi 150 ettari, servirebbero 10 milioni di euro. I sindaci: se lasciati marcire intaseranno i torrenti, minacciando le abitazioni. Gli alberi già sono caduti sulle strade.

Duecento ettari, forse 300, forse più: difficile quantificare, perché l’insetto continua a «lavorare». Tutta la Val Fondra, ma ora anche Roncobello e altri comuni dell’alta Valle Brembana. Colpiti dal bostrico, il coleottero che sta distruggendo le abetaie. Con gravi conseguenze anche per i possibili rischi di dissesto idrogeologico che ne deriveranno. Per cercare di riparare i danni dell’insetto e ripiantumare i boschi il solo Comune di Branzi ha quantificato e realizzato uno studio di massima per dieci milioni di euro: taglio, pulizia, trasporto e ripiantumazione con altre specie.

«Sarà il disastro»

«Avanti di questo passo, se non si interverrà - dice il sindaco di Isola di Fondra Carletto Forchini - sarà il disastro: rischiamo di perdere i boschi dell’alta Valle Brembana. Il bostrico c’è sempre stato, anche dieci-vent’anni fa, ma prima erano solo chiazze marroni in mezzo al bosco verde. Venivano colpiti solo gli abeti rossi che soffrivano maggiormente la siccità, magari perché sulle rocce. In questi anni la situazione si è capovolta nei nostri boschi: abbiamo poche macchie di verde in mezzo al color marrone dell bosco distrutto dal bostrico».

«Rischiamo di perdere tutti gli abeti: il nostro territorio è in forte pendenza, quindi, anche per questa persistente siccità, gli alberi entrano in sofferenza e sono più facilmente attaccati dal bostrico».

«Negli ultimi tre anni - continua Forchini - la distruzione si è estesa da Fondra fino a Valleve, inizialmente solo sul versante orografico destro della valle, ma ultimamente anche su tutto il versante sinistro. Rischiamo di perdere tutti gli abeti: il nostro territorio è in forte pendenza, quindi, anche per questa persistente siccità, gli alberi entrano in sofferenza e sono più facilmente attaccati dal bostrico. Rimangono in vita solo gli alberi più sul fondovalle, dove c’è più acqua. Fino a qualche anno fa nelle nostre valli c’era la tradizione di far piantare gli alberi agli studenti, in occasione della “Festa degli alberi”: ora, tutti quegli alberi sono distrutti: manca loro il substrato di umidità e sono stati facilmente attaccati dal bostrico».

Pericolo per gli abitati

Bosco minacciato, ma la perdita rischia di mettere in pericolo, in una valle come quella di Fondra, con enormi pendenze, anche gli abitati.

«Se si lasciano marcire sui terreni e non vengono portati via - continua il sindaco di Isola di Fondra - è facile che possano andare a ostruire i corsi d’acqua minori, in forte pendenza. Durante le piogge il rischio è che si creino effetti diga e il materiale venga poi portato a valle. Le tubazioni sotto la strada provinciale non sono così ampie: vennero realizzate quando c’era poco bosco, non servivano grosse per far passare grandi quantità di acqua. Ci sono poi gli alberi accanto alla strada provinciale: è già successo di dover intervenire per liberare la carreggiata da alcune piante cadute».

«Nell’ultimo anno - aggiunge il sindaco di Branzi Gabriele Curti - il bosco colpito dal bostrico è aumentato del 30%. L’abbandono creerà anche grossi problemi di dissesto idrogeologico: i nostri terreni sono in forte pendenza e la mancanza dell’azione degli alberi potrà essere causa di micro frane e valanghe».

Finora nei boschi della Val Fondra si è riusciti a intervenire con interventi minimi, intorno ai 40-50 mila euro ma che non hanno certo risolto il problema. «Già lo scorso anno - continua il sindaco di Branzi - abbiamo presentato in Regione e al ministero uno studio di fattibilità che prevede una costo di dieci milioni di euro: consiste nel taglio degli alberi malati, nella pulizia del bosco e nella ripiantumazione di altri alberi, per esempio larici alle quote più alte, cedui in quelle più basse. La ripiantumazione resta fondamentale per evitare il dissesto».

I costi sono però elevati anche perché il recupero degli alberi malati dovrebbe avvenire tramite l’utilizzo degli elicotteri. Un recupero che presenta anche elementi di complessità e rischio per la presenza di linee di alta tensione. «Serve uno studio approfondito - conclude Forchini - su come salvare i nostri boschi e su quali alberi ripiantumare. Ne va anche della sicurezza del nostri paesi».

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