L’alpeggio dell’Alben devastato dai cinghiali

CORNALBA. L’allarme del Comune e dell’allevatore che porta ogni estate una novantina di capi: bisogna intervenire, l’erba buona non crescerà.

Pascoli del monte Alben devastati dai cinghiali. «Siamo veramente preoccupati – dice Tullio Carrara che carica l’alpe in territorio di Cornalba a 1.600 metri –. Quest’anno la situazione è veramente difficile: ci saranno forse tre gruppi, in tutto almeno una ventina di cinghiali. Stanno rovinando tutto il pascolo, la cotica. Perché loro vanno proprio dove c’è l’erba migliore e ci vorranno anni, avendo rovinato la cotica, perché ricresca».

Siamo sugli alpeggi del monte Alben, di proprietà comunale insieme alla Baita di sopra, in affitto a Tullio Carrara che qui ha portato una novantina di vacche per l’estate.

Territori difficili

«Li abbiamo filmati, sono tanti – continua Carrara –. Già tre anni fa avevamo fatto le segnalazioni alla Polizia provinciale per avere dei risarcimenti, ma nulla. Quest’estate la situazione è veramente devastante. Qui poi è difficile cacciarli rispetto alla pianura: ci sono due ore di cammino, non arriva la strada. Ma è comunque possibile: bisognerebbe lasciare campo aperto anche ai cacciatori degli altri ambiti di caccia e venire con una squadra». Anche il Comune, tramite il sindaco Luca Vistalli, ha segnalato la presenza e i danni alla Polizia provinciale.

Cornalba fa parte del Comprensorio venatorio alpino della Valle Brembana. I cinghiali, visto il loro moltiplicarsi e i danni conseguenti, possono essere cacciati tutto l’anno: da gennaio al 15 agosto (quando la caccia è chiusa agli altri ungulati) da un’ora prima dell’alba fino a quattro re dopo il tramonto; il resto dell’anno, invece, solo di giorno. A differenza degli altri ungulati sono anche carnivori, si cibano pure di nidiate, conigli, lepri, caprioli.

Animali erratici

«Purtroppo, però, sono difficili da cacciare – dice il presidente del comprensorio alpino della Valle Brembana, Alessandro Balestra – perché si muovono soprattutto di notte e sono molto erratici. A differenza degli altri ungulati si spostano anche di diversi chilometri. Quindi, magari noi riceviamo la segnalazione tramite la Polizia provinciale ma poi, tornando in quell’area, non si trovano. Ormai ci sono anche a 1.800 metri; due anni fa ne avevo visti un gruppo di quasi una ventina sulle Torcole. Gli abbattimenti sono aumentati: 12 nel 2021, 67 lo scorso anno e finora, nel 2023, già una sessantina. Ma evidentemente non basta».

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