Martedì si ricorda don Pietro Buffoni con una messa a Zogno

Ricorre martedì 17 ottobre il 123° anniversario della nascita di don Pietro Buffoni, fondatore dell’opera ritiri gratuiti minimi agli operai. In ricordo verrà celebrata una messa nella chiesa della Rsa mons. Giuseppe Speranza di Zogno.

La piccola comunità fondata da don Buffoni trasferita a Zogno dopo la chiusura della Casa di Botta di Sedrina, lo ricorderà con una messa alle 9 nella chiesa della Rsa mons. Giuseppe Speranza di Zogno.

La storia di don Pietro Buffoni

Don Pietro Buffoni nato a Presezzo il 17 ottobre 1900 e morto a Botta di Sedrina nella Casa dei Ritiri Spirituali da lui fondata il 16 luglio 1976 è stato un prete che ha segnato la storia della diocesi di Bergamo. Ha dato forma concreta a un’intuizione lucida del vescovo Bernareggi che, nei primi anni Cinquanta, aveva colto i sintomi della scristianizzazione che oggi è sotto gli occhi di tutti. La pastorale, generosa e sollecita come non mai stava correndo il rischio di smarrire la sua “mission” in un attivismo sterile. Cinema, letture e sport non bastavano più. Serviva un colpo d’ala spirituale. La Chiesa evangelizza quando si china a servire l’uomo, ma porta il vangelo solo se vive nella preghiera la contemplazione del volto di Cristo. «Amare e far amare il Signore»: questo lo scopo della sua vita. E al compimento della sua lunga vicenda terrena lasciò scritto di non aver avuto altro fine nel corso del suo ministero.

Dando vita all’Opera dei ritiri minimi gratuiti, «don Buffoni ebbe da subito chiare le intenzioni – scrisse mons. Clemente Gaddi tracciandone il profilo biografico-: si doveva trattare di veri esercizi o ritiri durante i quali l’unica occupazione era la preghiera; per favorire il raccoglimento si domandava l’assoluto silenzio; centro di tutto la predicazione. Gli esercizi seguivano le tracce di quelli ignaziani. Caratteristica doveva essere la totale gratuità. Era un elemento destinato a fare buona impressione sugli operai a cui la casa era destinata primariamente, bombardati come erano da una propaganda che presentava la Chiesa come sfruttatrice e palancaia. Erano naturalmente accettati doni ed elemosine; ma l’Opera faceva conto sulla Provvidenza e sul frutto del lavoro dei membri che la formavano. Preziosa fu in modo speciale la collaborazione di lavoro e di assistenza offerta dalle Oblate di S. Marta. Al fine principale dell’Opera se ne aggiunsero in seguito altri simili o analoghi, come mini-missioni parrocchiali, corsi per categorie di persone, per fidanzati, preparazione alla prima Comunione o alla Cresima di ragazzi. Non si tennero mai corsi di esercizi per sacerdoti, ma se ne auspicava la istituzione». Don Buffoni era un uomo di preghiera. Pregava e faceva pregare: «Santissima Provvidenza di Dio, provvedi».

Sulla stessa lunghezza d’onda di don Bepo Vavassori

Sotto questo profilo, era nella stessa lunghezza d’onda di don Bepo Vavassori, fondatore del Patronato. Tra i due c’era reciproca stima. Nell’ottobre del 1974 don Buffoni ricevette un vaglia postale con l’offerta di Don Bepo accompagnata da questo scritto: «Mi compiaccio del Bollettino. È un ottimo e fecondo mezzo di comunicazione. Mi ricordo il mio don Pietro Buffoni. Eravamo in Seminario insieme nel 1926. Ora siamo giunti alle porte del Paradiso. D. Vavassori”. Don Bepo morì il 5 febbraio 1975 all’età di 88 anni. Il Bollettino dell’Opera Ritiri ne diede notizia a marzo e, insieme alla nota che accompagna l’offerta, riportò l’elogio di mons. Andrea Spada direttore de «L’Eco di Bergamo»: «Gli sono passati tra mano miliardi, li ha accolti con l’avidità della fame di tanti bisogni, ma li lasciava scorrere con una letizia francescana tra le dita, senza soffermarsi un attimo perché sembrava che amasse in definitiva più i debiti che i soldi, perché i debiti erano la fede e il Suo patto con la Provvidenza».

Come sono questi uomini di Dio! Con tutte le bocche da sfamare e problemi da risolvere ogni giorno trovavano spazi di attenzione e di stima concreta anche per le opere di bene sorte per iniziative di altri che lo Spirito suscita nella chiesa per questo nostro mondo. Il Patronato S Vincenzo continua il suo servizio ai poveri nelle diverse forme di attenzione sviluppate a Bergamo, Sorisole, Endine, Clusone e in Bolivia. La Casa San Giuseppe sorta sul colle di Botta per iniziativa di don Buffoni e che ha trovato il sostegno di sacerdoti, suore, e volontari e ha accompagnato il cammino di operai, giovani, adolescenti, coppie di sposi e fidanzati, sacerdoti, consacrati e persone in cerca del loro inserimento nel nostro mondo ha passato il testimone ad altre forme di Tempi dello Spirito. Il piccolo resto della Comunità dell’Opera diocesana ritiri minimi continua a pregare la Provvidenza, auspicando che venga presto riconosciuta la santità di don Bepo e anche quella di don Buffoni che trascorse gli ultimi anni nell’offerta di sé nella preghiera persuaso che dove nessun servizio può essere svolto per la fragilità dell’età, dove nessun consiglio, nessuna cultura, nessun libro intelligente può essere dato, ciò che sicuramente aiuta l’uomo d’oggi è la sofferenza offerta a Dio in segreto: questa può ancora l’impossibile.

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