Travolto dalla scarica di sassi sull’Alben: salvo dopo il coma

OLTRE IL COLLE. Il racconto del giovane di Milano ferito lo scorso settembre. Ancora in ospedale, è in carrozzella. «Eravamo in sicurezza, la montagna è imprevedibile».

Salvo, ormai fuori pericolo. Dopo dieci giorni di coma, dopo un intervento chirurgico e due mesi e mezzo di ospedale. Un’ospedalizzazione che proseguirà almeno fino a metà gennaio. Alessandro Spiga, 47 anni, di Milano, ce l’ha fatta. Ora è in carrozzella, ha perso buona parte della memoria e dovrà affrontare una lunga riabilitazione neuromotoria. È una storia che merita di essere raccontata la sua. Quel pomeriggio del 30 settembre scorso le sue condizioni erano disperate. Alessandro, tecnico in una multinazionale e appassionato da tre anni di arrampicata, era con due amici – Loredana, una giovane di Monza, e Alessandro Mancini, quarantenne abruzzese residente a Clusone – alla Conca dell’Alben di Oltre il Colle. Stavano salendo sulla via di arrampicata denominata «Clipper». All’improvviso una scarica di sassi li travolge. Davanti a tutti, ma leggermente spostato rispetto alla frana, c’era il giovane abruzzese, dietro Loredana e Alessandro. «Ero circa 20-30 metri sotto – dice ora raccontando ciò che gli hanno riferito gli amici –. I sassi hanno scavalcato il mio amico in alto e hanno colpito me. Ho perso subito conoscenza».

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Il risveglio dopo dieci giorni

Alessandro Spiga fa in pratica da scudo all’amica di Monza, che riporterà solo lievi traumi. «È stata la mia amica, Loredana – continua Spiga – a mettermi in sicurezza, adagiandomi su una roccia. Qui poi sono stato recuperato dall’elicottero per essere portato in ospedale». Alessandro aveva già perso conoscenza. Per i due compagni di cordata, anche loro portati a valle con l’elicottero, sono stati momenti di disperazione. Alessandro portava il casco, che non si è rotto. Ma le conseguenze furono comunque gravi. Venne portato in codice rosso all’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo. Alessandro è in coma. Viene operato alle spalle. I colpi ricevuti alla testa sono stati fortissimi. «Mi sono risvegliato dopo dieci giorni – racconta – e non ricordavo nulla di quanto accaduto. Sono stati i miei amici e poi i miei genitori a raccontarmi perché mi trovavo in ospedale in quelle condizioni. Così come non mi ricordavo altre cose della mia vita, di avere un appartamento e un’auto. Parte della memoria si era letteralmente cancellata».

«Un fatto imprevedibile»

«Non riesco più a camminare – spiega –. Una lesione al cervello impedisce alle gambe di far arrivare i comandi. Ho così iniziato una riabilitazione neuromotoria che durerà a lungo. Dopo i giorni di coma sono stato trasferito all’ospedale della fondazione “Don Gnocchi” di Milano». Qui, Alessandro, ancora una volta finalmente dimesso, dovrà ritornare per effettuare la riabilitazione. «Arrampico da circa tre anni – continua –, spesso con Loredana. E anche a Bergamo eravamo già andati per alcune uscite. Era la prima volta alla Conca dell’Alben di Oltre il Colle. Quello che è successo era assolutamente imprevedibile: salivamo in sicurezza ma con quanto successo poteva non bastare. È andata bene se sono qui a raccontare e ora sono fuori pericolo».

«Salvo per errore»

«Non avevamo fatto errori nella salita – aggiunge l’amico di Clusone –. Anzi, forse è stato un mio “errore” a salvarmi. Io ero spostato rispetto alla via regolare, quella dove poi c’è stata la scarica. In quel modo, fortuito, ho evitato di essere travolto dai sassi». L’imprevedibilità della montagna e dei suoi pericoli con cui sempre, anche quando si è in sicurezza, occorre fare i conti.

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