Sembra primavera ma sul lago d’Endine si sogna il ghiaccio

Turismo. Servono una decina di notti a meno 9-10 gradi però quest’anno fa troppo caldo. «Telefonano anche da fuori regione per chiedere se la lastra si è formata».

Le previsioni da qui a 15 giorni danno un po’ di freddo in più in direzione dei giorni della Merla, però ancora ieri sul lago d’Endine filava sì un venticello frizzantino, ma per il resto il paesaggio e la colonnina sapevano già di primavera: nel pomeriggio le temperature sono salite a +12°.

Come ovunque, quel gelo polare di metà gennaio da far battere i denti è un lontano ricordo, ormai da tempo. Così, qui attorno al lago nessuno firma l’equazione cambiamenti climatici uguale addio lago ghiacciato: ci sono stati anni in cui il gelo è arrivato in ritardo, congelando l’acqua solo per qualche giorno. I «diversamente giovani» però ricordano come ormai andati i tre mesi in cui sul lago si pattinava, si passeggiava e lo si attraversava pure con le auto. Tre mesi, dalla seconda metà dicembre a fine febbraio, primi di marzo. Addio.

Nell’ultimo decennio di anno in anno i giorni di lago gelato si sono assottigliati come la lastra un tempo bella spessa e pian piano sempre più fragile. Nel 2022, era il 13, due giovani si erano azzardati a salire sulla superficie sottile al largo della riva di Monasterolo e uno dei due è finito dentro, rimediandosi per fortuna solo un principio di congelamento. Quest’anno, non c’è pericolo: a meno di sorprese meteo, quell’incantevole scenario del lago d’Endine ghiacciato ce lo scordiamo. «Per fare una bella lastra servono almeno una decina di notti a meno 9, meno 10 – racconta Ilda Meli –, finora quest’inverno non siamo mai scesi nemmeno sotto lo zero».

Come si fa? Il lago in veste Frozen, il lago europeo che ghiaccia ed è il più vicino all’Equatore, i record che hanno fatto conoscere l’Endine ben oltre i confini della provincia, erano un formidabile attrattore turistico. Bisognerà farnese una ragione, non sarà più una certezza.

«Ormai fa troppo caldo»

Indaffarata al bancone dello storico bar Meli a Monasterolo, Ilda Meli è nata sul lago e di lastre ne ha viste fino a mai. «Ma ormai fa troppo caldo. Tutti arrivano qui e chiedono: “ma non gela?”. Telefonano, anche da fuori regione. La gente viene lo stesso a fare un giro, però effettivamente gli affari ne risentono: magari gelava ormai solo due settimane, due weekend con il pienone, però faceva parlare, quindi attraeva. C’è da dire però che si è allungata la stagione bella, a ottobre c’era un sacco di viavai. Il clima cambia, noi gli dobbiamo correr dietro».

«Fra troppo caldo, il lago non si è ghiacciato».

I giovanissimi Alice ed Enrico Belotti si incontrano in zona «giasera», la ghiacciaia in fondo al lago verso la bocchetta del Cherio: tornano da un’occhiata all’acqua tra i canneti, niente da fare. Lui di Casazza, lei di Bolgare, sono venuti a fare una passeggiata, sognano di restare in Val Cavallina. Tutti se ne vanno, questa valle si spopola e voi restate? «C’è poco per i giovani, ma ci sono bei paesaggi, è un bel posto dove vivere. Il lago è bello anche se non ghiaccia». A spasso coi cani, Fabrizio Vitali e Roberto Magni commentano questo fatto che siamo a metà gennaio e restano poche speranze: «Certo era bellissimo con una barca di persone che affollavano le rive e la superficie del lago...».

Tanta gente uguale una fetta della torta dell’economia legata al turismo. «Una fettina, come l’attrazione dei bufo budo – precisa Lodovico Patelli ai tavoli della Casa del pescatore che gestisce da decenni facendola diventare un punto di riferimento per il turismo di tutta la zona –. Non sono le due settimane di pienone legato al ghiaccio a cambiare le sorti della valle. Sono tante le fettine che fanno girare l’economia, o meglio dovrebbero essere tante. Ma si investe poco, c’è sempre troppa cautela. La pesca sportiva per esempio, gli sport legati all’acqua, qualcosa di più stabile non troppo legata alle stagioni: il lago ghiacciato è un attrattore, ma non può bastare». E infatti.

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