Si tuffa per aiutare una ragazza di 17 anni, muratore scompare nel lago d’Endine: ancora senza esito le ricerche

RANZANICO. Orlando Gonzales Puma domenica 2 luglio stava facendo una gita in pedalò con la compagna e la figlia di lei. L’adolescente si è trovata in difficoltà, lui ha cercato di portarle soccorso ma all’improvviso è finito sott’acqua.

Ha aiutato la figlia della compagna che era in difficoltà, poi non è più riuscito a mettersi al sicuro sopra al pedalò che avevano noleggiato. È così scomparso nelle acque del lago di Endine un muratore boliviano che abitava a Bergamo, risucchiato dall’acqua a metà pomeriggio di domenica 2 luglio: alle 22,30 non era ancora stato ritrovato.

Le ricerche sono proseguite nella giornata di lunedì 3 luglio ma la visibilità sott’acqua è pressoché pari a zero: il lago è stato battuto palmo a palmo, ma la vegetazione subacquea e appunto la visibilità nulla rendono tutto più difficile. Sul posto sono presenti i sommozzatori dei vigili del fuoco giunti da Milano. Domattina (martedì 4 luglio) interverranno sul lago di Endine anche i sommozzatori provenienti dalla Toscana, che sono dotati di apparecchiature sonar in grado di individuare corpi anche in zone dove è praticamente impossibile vedere a occhio nudo.

La giornata sul lago

Orlando Gonzales Puma, 32 anni (33 a settembre), era arrivato in val Cavallina con la sua attuale compagna, Olga Gabriela Tangara Mamami, la figlia Miriam Rocio Ramallo Mamami, e un amico di famiglia, Pietro Castagna di Albino. Dopo pranzo, i quattro avevano noleggiato un pedalò a Ranzanico e avevano deciso di raggiungere il largo: nessuno di loro è un abile nuotatore, ma non avevano paura; volevano compiere una divertente escursione e facevano affidamento sui salvagente disponibili a bordo della piccola imbarcazione a pedali. Verso le 16 però è scattato l’allarme: «Prima di tuffarmi in acqua – racconta Miriam Rocio, 17 anni – ho chiesto a Orlando se sapeva nuotare nel caso avessi avuto bisogno di qualcosa, ma ho capito che non era sicuro di sé. Nonostante questo mi ha rassicurato e io, riuscendo a stare a galla, mi sono tuffata nel lago. Dopo qualche istante, è entrato nel lago anche lui; mia mamma è scesa in acqua, ma stava attaccata al pedalò, mentre Pietro era rimasto a bordo».

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«Orlando mi si è avvicinato, e quando ha visto che iniziavo a essere stanca mi ha detto di stare tranquilla, che sarebbe andato a recuperare un salvagente al pedalò - spiega la 17enne -. Così ha fatto, e me lo ha portato, dopodiché ha iniziato a fare ritorno verso il pedalò per risalire a bordo». Cosa sia successo lungo questo tragitto di pochi metri non si sa: «Purtroppo – aggiunge la giovane di origini boliviane – c’era vento e il pedalò continuava ad allontanarsi da noi; la mamma non riusciva a risalire a bordo e quando abbiamo iniziato a chiedere aiuto non avevamo nessuno vicino e Pietro non ci sentiva. Orlando era quasi arrivato al pedalò quando all’improvviso si è girato verso di me, come per gridarmi qualcosa, ma è finito sott’acqua e non è più risalito».

Le testimonianze

La ragazza in qualche modo, con l’aiuto del salvagente, è riuscita a tornare al pedalò e con Castagna ha aiutato la mamma a issarsi sul pedalò; le due donne si sono messe a urlare ma nessuno le sentiva, così hanno chiamato il Nue 112.

A Ranzanico sono arrivati i vigili del fuoco volontari di Lovere e il soccorso sanitario della

Croce Rossa Italiana di Entratico, insieme agli operatori dell’eliambulanza decollata da Bergamo. Le prime ricerche non hanno dato esito, e sul lago di Endine sono quindi arrivati anche i vigili del fuoco del comando di Bergamo e quelli del nucleo sommozzatori di Milano, che in precedenza avevano già effettuato un altro intervento sull’Adda. Fino a sera hanno perlustrato il lago di Endine (che raggiunge una profondità massima di 7 metri) ma l’uomo non è stato ritrovato; a tarda sera, i sommozzatori di Milano hanno ricevuto il cambio dai colleghi arrivati da Torino che hanno continuato a immergersi nella parte di lago individuata per concentrare le ricerche sulla base del racconto della mamma e della figlia boliviana. Ma anche questo passaggio non è stato semplice: le donne erano al largo, senza riferimenti, e da riva è stato praticamente impossibile indicare con precisione il punto dove avevano visto per l’ultima volta il boliviano.

Olga Gabriela Tangara Mamami e la figlia sono state portate nella caserma dei carabinieri di Casazza per raccogliere la loro testimonianza e, in serata, sono tornate a Ranzanico, nel punto in cui, a fianco della statale, i soccorritori avevano posizionato i loro furgoni e i loro gommoni. Hanno continuato a guardare il lago, ma di Orlando non c’è traccia.

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