Torna la banda di ladri delle gare di atletica: «Si travestono da runner»

Tecnica che ormai si ripete, sabato sera a Carobbio scassinate sette auto di atleti della «Cinque Miglia». Duci: «Adesso basta, la federazione ci deve aiutare».

Avrebbe dovuto essere una festa, ma qualcuno è tornato a casa con rabbia e magone. A averla vinta per ora (in attesa che gli inquirenti passino al vaglio le telecamere), sono stati i ladri che sabato sera a Carobbio degli Angeli hanno scassinato le auto di sette atleti (su 225 partecipanti) che hanno preso parte alla «Cinque Miglia degli Angeli», corsa su strada che coincideva con il ritorno degli appuntamenti atletici stradali su suolo bergamasco.

Una piaga, quella dei furti in concomitanza con gli eventi podistici, di cui si era già parlato qualche anno fa, tornata prepotentemente alla ribalta delle cronache alla prima occasione in calendario: «Per noi organizzatori è stata una pugnalata al cuore – spiega Fausto Duci, presidente del club Pantera Rosa (a capo dell’evento) –. In paese, c’erano una mezza dozzina tra agenti in servizio e in congedo ma non è bastato a far filare tutto liscio: significa che questa, è gente che si camuffa da runner prima di entrare in azione. A me è stato rubato il portafogli, così non si può andare avanti…».

Tanto che da sabato sera, quando le premiazioni sono state effettuate in uno scenario che più mesto non si può, il futuro della manifestazione (edizione numero tredici della storia, stavolta era prova unica del Fosso Bg) è ufficialmente in forse: «Noi credo che ci fermeremo qui, a meno che la federazione o chi per essa, si sieda per aiutarci concretamente – continua Duci – . Oltre che telefoni e effetti personali, a qualcuno è stato pure rubato il libretto dell’auto: sono persone che ora temono per la loro incolumità tra le mura domestiche, perché qualche malintenzionato sa dove poterle trovare».

Furti al Fosso (come in manifestazioni non competitive su suolo provinciale) non sono una novità assoluta, ma nell’epoca del Covid-19 i «soliti ignoti», sanno di poter andare quasi a colpo sicuro: con l’impossibilità di utilizzare spogliatoi e docce, i runner (a parte i fortunati accompagnati alla gara), sono costretti a lasciare gli effetti personali in auto, punto base del pre e post gara. La tecnica di scasso, tra i vari sfortunati di Carobbio degli Angeli, ha avuto un minimo comune denominatore: «È stato rotto il vetro deflettore, cioè posteriore, su auto senza antifurto – spiega Duci, dopo un pomeriggio trascorso a interfacciarsi con le forze dell’ordine –. Stavolta è toccato a noi, ma il rischio è che il fenomeno sia solo all’inizio. Chi organizza deve avere personale che piantoni costantemente ogni zona, oppure un armadietto per ogni atleta».

Beffa nella beffa, mai come stavolta, l’attenzione attorno alla gara era stato alto. Doppio triage, doppia misurazione di temperature, organizzazione certosina seguendo tutte le procedure richiesta dal protocollo anti Covid-19 della Fidal: «Sono dispiaciuto, ma noi non potevamo fare oggettivamente di più – chiude Duci – . Spero i responsabili paghino e di poterli guardare in faccia: gente così, uccide entusiasmo e passione dell’intero movimento».

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