Buddy e Aros in reparto: il «potere» a quattro zampe

LA STORIA. Ad Alzano Lombardo funziona la sperimentazione del progetto Bau coi pazienti del Servizio psichiatrico: «Da ripetere». Sei i cani coinvolti per 16 incontri.

Un cucciolo non ti giudica, ti si avvicina in modo autentico, limpido. Ti fa sentire accolto, senza etichette, e risveglia sensazioni che per un paziente in ospedale sono di grande sollievo. Soprattutto se la patologia per cui si è ricoverati è di tipo psichiatrico. Il progetto Bau (Benessere animale e umano) che si è chiuso nei giorni scorsi dopo 16 incontri nel reparto SpdcC (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) dell’ospedale di Alzano Lombardo ha portato momenti di benessere tra i pazienti che, seguiti dai professionisti del reparto e da quelli del Centro italiano di Consulenza relazionale Bau, hanno potuto sperimentarsi in relazioni con l’altro da sé, anche in un’ottica distraente rispetto al percorso ospedaliero.

«Contatto prezioso»

Grazie agli scondinzolii del cocker Buddy, del labrador Aylin, dei meticci Briciola, Aros, Bella e Paride e alla guida di Simone Migliorati e Stefano Cortinovis, il progetto ha portato «un pezzettino di normalità dentro il reparto – spiega la dottoressa Laura Novel, direttrice del dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’Asst Bergamo Est –, per un’esperienza che non avevamo dubbi sarebbe stata utile nei ricoveri lunghi e nel caso di pazienti molto giovani, mentre per le persone molto regredite anche solo il contatto fisico con i cani si rileva prezioso, risvegliando sensazioni sopite».

Il progetto

Il progetto, ormai rodato nelle strutture riabilitive della Asst, ora è stato sperimentato anche in ospedale «e sicuramente sarà ripetuto», assicura Novel. Giochi finalizzati al rinforzo della relazione con il cane mediata dal gioco, attività finalizzate alla stimolazione di cooperazione e collaborazione (la vittoria si ottiene solo se tutti partecipano e vincono), e poi giochi mirati a rinforzare la relazione con l’animale attraverso il tocco, carezze: questo lo schema seguito per ogni incontro, al quale hanno partecipato tre cani per volta.

«Grazie alla mediazione dell’animale – spiega Samantha Radici, coordinatrice infermieristica del servizio Spdc – le persone coinvolte hanno sperimentato un momento di Ben-Essere. Il cane ha rinforzato la possibilità di relazione e di gioco in un clima di libertà e di serenità, legato al fatto che il rapporto con l’animale si fonda sull’accettazione e il non giudizio: l’animale agisce nei confronti della persona in quanto tale, senza etichette e senza considerare la patologia», come sottolinea anche il responsabile del progetto per il Centro italiano di Consulenza relazionale Bau, Simone Migliorati: «Nel caso di ricoveri lunghi, la relazione con l’animale sposta il focus dall’attenzione, tanto che attraverso il gioco, il sorriso e il divertimento, talvolta si “perdeva la cognizione” dell’essere in ospedale, aspetto, anche a detta delle persone coinvolte, che ha donato loro serenità e apertura a nuove possibilità».

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