Dalla Valle Seriana tre studenti a scuola nelle Americhe: «Tutto un altro mondo»

Il progetto . Arianna di Clusone, Valentina di Fiorano e Francesco di Albino raccontano la loro esperienza con Intercultura. Frequentano il quarto anno delle superiori in Messico, Brasile e Honduras. «Accolti e inseriti, bella esperienza».

Dalla Valle Seriana alle Americhe, per un intero anno scolastico: è l’irrefrenabile curiosità della gioventù che porta ad ampliare gli orizzonti per vivere un’altra cultura. Arianna, Francesco e Valentina hanno lasciato i propri paesi seriani per trascorrere il loro quarto anno delle superiori (il terzo, per Francesco) nell’altra faccia del pianeta, grazie alle borse di studio di Intercultura di Afs, che si sono guadagnati con l’impegno scolastico. I tre sono partiti lo scorso agosto e torneranno in Italia il prossimo luglio, e non hanno scelto un Paese europeo o i «soliti» Stati Uniti, ma Paesi particolari, dove le stagioni sono invertite e l’identità culturale variopinta.

Una decisione coraggiosa, che denota l’irreprensibile voglia di mettersi in gioco. Arianna Belotti, di Clusone, frequenta il liceo linguistico Romero di Albino e a incuriosirla erano «la cultura, le feste e la gente» messicana, e così è partita alla volta di Ixtepec, nello Stato di Oaxaca. «Io invece ho scelto il Brasile perché volevo un luogo di cui conoscevo poco o nulla, per scoprirlo da zero», spiega Valentina Mortellaro Petrocelli, di Fiorano al Serio, anche lei studentessa al Romero, indirizzo tecnico-economico, ora a Nioaque, nel Mato Grosso do Sul. Francesco Ghilardini di Albino, invece, sarebbe dovuto andare in Russia, «ma con lo scoppio della guerra - racconta lo studente di Scienze applicate dell’Isiss di Gazzaniga - l’opzione è stata scartata. Tra le mie preferenze c’era l’Honduras ed ora alloggio nella capitale, Tegucigalpa».

Vivono in famiglia

Ciascun ragazzo è stato accolto da una famiglia del posto, mentre in parallelo 14 famiglie bergamasche stanno ospitando ragazzi dall’estero (tra cui la famiglia di Valentina, che ospita una ragazza indonesiana). Francesco ha un fratello (di 14 anni) e una sorella (di 20) ospitanti, mentre Arianna convive con una donna separata e sua figlia. Valentina, invece, non ha fratelli ospitanti, ma vive con una giovane coppia sposata molto vivace.

Uno dei primi ostacoli da superare è quello linguistico: Francesco si è già abituato a parlare spagnolo, «nonostante - ammette - non l’avessi mai studiato», mentre Arianna partiva avvantaggiata: «Al liceo Romero studio spagnolo, quindi lo capisco già bene. Parlarlo è tutt’altra cosa, ma mi sento già molto migliorata». Diversamente, Valentina si è interfacciata con il portoghese: «Prima del viaggio ho fatto un breve corso con Intercultura, poi arrivi qui ed è tutto più complesso: alcune pronunce sono strane, ad esempio la T viene pronunciata C, infatti mi chiamano “Valencina” (ride, ndr)».

Lo studio

L’arricchimento culturale parte dalla realtà scolastica: «La mia scuola è bilingue - spiega Francesco - ed è in stile “high school” statunitense: non ci sono indirizzi, certe materie sono obbligatorie, altre a scelta, come musica o teatro. Una materia assente in Italia è “world politics”, dedicata all’attualità e all’economia. Abbiamo poi due ore di religione, di cui una dedicata all’analisi della Bibbia, perché gli honduregni sono molto devoti».

«Nella scuola messicana - replica Arianna - ogni professore ha la propria classe e sono gli alunni a muoversi tra una lezione e l’altra, come negli Stati Uniti. La didattica è impostata sul lavoro di gruppo e coppia, infatti i voti degli esami personali fanno media con quelli ottenuti nei progetti collettivi. I corsi però sono fissi, come in Italia, e ci sono vari indirizzi: il mio è quello scientifico-matematico». «In Brasile - aggiunge Valentina - la scuola è molto simile a quella italiana: aule fisse e qualche laboratorio. Non c’è scelta delle materie, ma tutti i giorni l’ultima ora è dedicata a lavori pratici, come cartelloni e disegni che aiutano a comprendere la cultura brasiliana. Ad esempio, una volta abbiamo fatto il sapone. Le aule sono tutte rivolte verso un grande cortile all’aperto e c’è anche la mensa, dove si fa un pasto a metà mattina».

Il tempo libero

Nel pomeriggio, invece, spazio agli interessi di ciascuno e alla scoperta della vita locale: «Dopo le lezioni - dice Francesco - vado alla “pulpería” (negozio di alimentari, ndr) dei miei host parents perché lì vicino hanno casa alcuni amici dei miei fratelli ospitanti, quindi spesso passiamo la sera da loro o andiamo al cinema». «Io invece - risponde Arianna - frequento un corso di bordado, cioè di cucito. In Italia facevo nuoto e snowboard, mentre qui non sono molto “atletici”, ma creeranno una squadra di pallavolo e proverò a inserirmi. Spesso esco con i miei compagni di classe o con gli altri ragazzi di Intercultura: nella mia stessa città ci sono 15 exchange students, di cui 9 italiani». «Anch’io faccio pallavolo con la scuola, tre volte a settimana - aggiunge Valentina -. Nioaque è una città piccola e conosco già tutto di tutti. Di solito andiamo in piazza o beviamo tereré».

Usi e costumi locali

L’anno all’estero permette inoltre di conoscere abitudini inusuali per un italiano: Francesco ha scoperto la forte devozione cristiana degli honduregni e ha trascorso due giorni a Villa Gracia in ritiro spirituale insieme alla classe, mentre Arianna ha scoperto che «in Messico non ci sono esami di guida, a sedici anni si inizia a guidare accompagnati dai genitori e ai 18 ti danno la patente» e Valentina che in Brasile «cavalli e mucche sono considerati animali domestici alla stregua di cani e gatti». Tuttavia, non è tutto oro: «In Honduras - constata Francesco - c’è tanta povertà e quindi criminalità. Girare per le strade fuori dai quartieri residenziali è pericoloso. Per fortuna, casa mia è in un residencial con le guardie all’ingresso». «Il mio paesino invece è tranquillo - ribatte Arianna -, ma non mancano momenti di festa nei mercati e punti ristoro».

Esperienze impagabili

Insomma, per quanto svariati mesi lontani da casa generino nostalgia della propria famiglia e degli amici italiani, le esperienze che si possono fare all’estero sono impagabili. «Il Giorno dei morti - ricorda Arianna - siamo andati a Oaxaca, capitale dello Stato in cui mi trovo. Il centro era decorato a tema col tradizionale “papel picado” (intagli in carta velina), bandiere colorate e fiori gialli». Anche Valentina ha vissuto un’avventura indimenticabile: «Tra il Mato Grosso do Sul e il Pantanà ci sono diverse serre naturali con percorsi spettacolari con fiumi e cascate. A Bodoquena ho passeggiato e fatto il bagno in ogni cascata, mentre le scimmiette ci seguivano sugli alberi».

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