Il focus dell’inchiesta della procura
sulla riapertura dell’ospedale di Alzano

La Procura concentrata sulla gestione del pronto soccorso e le decisioni dei vertici. Al lavoro pool dei consulenti.

Il collegio dei consulenti, per lo più epidemiologi, nominato dalla Procura nell’inchiesta sulla mancata attuazione della zona rossa all’ingresso della Valle Seriana, sarà al lavoro anche sul filone riguardante la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano. Dopo l’audizione romana del premier Giuseppe Conte, dei ministri Speranza e Lamorgese e del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, la gestione del pronto soccorso del Pesenti Fenaroli sembra destinata a tornare al centro delle indagini. Il procuratore facente funzione Maria Cristina e il pool dei pm in queste ore sono impegnati a mettere i primi punti fermi sulla mole di materiale raccolta e nei fascicoli allo stato aperti, a vario titolo, per epidemia colposa, omicidio colposo, lesioni colpose.

Ma rispetto al doppio nodo dell’individuazione della responsabilità politica sulla mancata zona rossa e dell’individuazione di un eventuale risvolto penale per la mancata attuazione, il filone dell’ospedale sembra avere contorni più definiti dal punto di vista giudiziario. Tanto che in rapporto al numero per il momento ristretto di indagati a modello 21 (persone fisiche) che riguarda anche i filoni d’inchiesta sulla gestione delle Rsa e le denunce su segnalazione dell’Inail, potrebbero esserci anche aspetti relativi alla gestione del pronto soccorso di Alzano. Sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe la scelta della riapertura del pronto soccorso, quattro ore dopo la chiusura.

Chi decise e perchè? Sulla base di quali indicazioni e in relazione a quali protocolli? Sul punto nelle prime settimane di maggio sono stati sentiti come persone informate sui fatti l’allora direttore generale del Welfare Luigi Cajazzo, da cui sarebbe arrivato l’input di riaprire, il direttore generale dell’Asst Bergamo Est Francesco Locati e il direttore sanitario Roberto Cosentina. Tutti in qualità di testimoni, come ribadito ieri dai legali di Cajazzo e Cosentina, ma il quadro delle indagini è in evoluzione e nei prossimi giorni è possibile che vengano sentiti come testimoni medici e operatori dell’ospedale di Alzano, per poter avere un quadro più chiaro e completo di quanto successe domenica 23 febbraio al pronto soccorso del Pesenti Fenaroli.

Nel frattempo, dopo i primi 50 esposti presentati in Procura venerdì scorso, il Comitato dei parenti delle vittime di Covid «Noi denunceremo» è pronto a presentare tra fine giugno e i primi di luglio un’ulteriore e più significativa tranche di esposti, 120-130 denunce, per i decessi di familiari nelle Rsa, negli ospedali o in casa. Per il comitato i decessi potrebbero indurre gli inquirenti a indagare, a titolo omissivo, per omicidio colposo.

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