Il robot gelataio progettato e costruito in Val Gandino

Leffe Programmato da Mauro Giudici e dalla Rga Custom Technologies, «agli studenti mostriamo come la robotica sia vicina alla quotidianità».

Si chiama Yumi ed è un robot che serve il gelato. Ha due braccia, in una tiene una paletta per raccogliere la crema nella vaschetta, nell’altra impugna il cono su cui spalmarla. E per finire, consegna il cono al cliente. Yumi è stato programmato a Leffe da Mauro Giudici, originario di Gandino e programmatore di Rga Custom Technologies, azienda di Leffe specializzata in sviluppo software (dall’automazione alla domotica) che quest’anno compie 20 anni di attività.

Le braccia della macchina - fornite da ABB, impresa rinomata nell’ambito della robotica a livello internazionale - sono state programmate da Mauro nell’ottica di aprire nuovi orizzonti professionali e di portare un brillante esempio di come si possa accogliere e applicare la robotica nei mestieri più comuni. Ed è proprio l’integrazione tra tecnologie innovative e vita quotidiana il tema centrale di un percorso educativo che Mauro e RGA stanno portando avanti nelle scuole della Bergamasca, con la partecipazione di Yumi come protagonista.

«Il “Progetto Educational” - spiega Giudici - è partito a fine aprile nelle scuole di Gorno e proseguirà in altri Istituti della provincia da settembre. Siamo stati ospiti delle classi terza e quarta primaria e delle terze medie. Con l’inizio del nuovo anno scolastico l’intenzione è estendere l’attività anche alle scuole superiori, in particolare a licei e Istituti tecnici. Il primo appuntamento sarà all’Isiss di Gazzaniga, in modo da fare riflessioni anche con ragazzi più grandi». Il robot «gelataio» non è pensato per stare in fabbrica, ma per vivere a stretto contatto con la gente. È definito «robot collaborativo», perché è dotato di sensori che quando rilevano il contatto con un arto umano fermano in automatico i movimenti, per evitare danni e garantire sicurezza. Yumi, del resto, deriva dalla crasi di «you and me». «L’obiettivo è mostrare ai ragazzi come la robotica può essere vicina alla quotidianità e come si programma un robot».

«Non dobbiamo temere che i robot ci sostituiscano nelle professioni manuali – continua Giudici –, ma dobbiamo vederli come un aiuto e un’opportunità per migliorare le nostre prestazioni. Ad esempio, possiamo usare i robot per lavori ripetitivi e logoranti, o peggio ancora nocivi, come quelli da svolgere in ambienti tossici, evitando all’uomo problemi di salute»

Il progetto «educational» è quindi indirizzato alle nuove generazioni, che potranno vedere nella figura del robot non un nemico ma un collaboratore nella vita e nei lavori di tutti di giorni: «Non dobbiamo temere che i robot ci sostituiscano nelle professioni manuali – continua Giudici –, ma dobbiamo vederli come un aiuto e un’opportunità per migliorare le nostre prestazioni. Ad esempio, possiamo usare i robot per lavori ripetitivi e logoranti, o peggio ancora nocivi, come quelli da svolgere in ambienti tossici, evitando all’uomo problemi di salute. Così come nel caso di operazioni che richiedono precisione e freddezza, ad esempio gli interventi chirurgici, è auspicabile un maggiore ricorso alla scrupolosità delle macchine. L’essere umano tuttavia non verrà mai sostituito, perché servirà sempre una mente che programmi e controlli il braccio. Del resto, lo vediamo con la stampa: gli addetti alle stamperie hanno sostituito gli amanuensi e, grazie alle macchine, svolgono un lavoro di certo meno estenuante rispetto ai loro predecessori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA