«Marco, un generoso: donerà gli organi»

ALBINO. Marco Oberti, 37 anni, era addetto alla sicurezza ad Aruba. Colto da infarto martedì all’Alpe Corte di Ardesio.Quattro animatori e il don del Cre di Torre Boldone l’avevano rianimato. L’ultimo saluto sabato a Vall’Alta.

«Marco era un generoso e lo sarà fino alla fine: donerà gli organi, come aveva voluto», sussurra il fratello Fabio mentre all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo si sta concludendo il periodo di tempo previsto per dichiarare la morte cerebrale di Marco Oberti, il trentasettenne di Vall’Alta di Albino colto da infarto martedì mentre era con un amico all’Ape Corte, sopra Ardesio. Il suo cuore era tornato inizialmente a battere grazie al tempestivo intervento di quattro ragazzi del Cre di Torre Boldone – Nicola Maoloni, Andrea Cuter, Alex Vanalli e Lorenzo Mangili, tutti reduci dall’esame di maturità – e dal curato, don Diego Malanchini: gli avevano praticato il massaggio cardiaco e avevano utilizzato il defibrillatore che si trova al rifugio.

Il ricordo del fratello

«E pensare che Marco non aveva mai avuto problemi di salute – sottolinea il fratello –: è stato davvero un fulmine a ciel sereno. Stava bene, non aveva nulla. Non ce l’aspettavamo». Probabilmente questa mattina i medici del Papa Giovanni provvederanno a prelevare gli organi di Marco: organi che contribuiranno a salvare altre vite, come il trentasettenne avrebbe voluto. Tra venerdì pomeriggio e sabato mattina la salma potrà essere riportata nell’abitazione di via Fantoni, al civico 3, e sabato attorno alle 17 saranno celebrati i funerali nella chiesa parrocchiale di Vall’Alta. «Quella di donare gli organi, qualora fosse accaduto qualcosa, era una espressa volontà di Marco – sottolinea ancora il fratello Fabio – perché è sempre stato un generoso, un ragazzo limpido e solare in tutto. Amava l’Atalanta, che seguiva con passione, e poi andare a camminare in montagna, spesso con Rochy, il suo amato meticcio».

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Chi era Marco Oberti

Marco viveva con i genitori, mamma Luciana e papà Ugo, e lascia i fratelli Fabio e Diego e la sorella Francesca. Dopo essersi diplomato al liceo scientifico Edoardo Amaldi di Alzano, si era laureato in Ligue straniere all’Università di Bergamo. Quindi il primo impiego in una società di autonoleggio dell’aeroporto di Orio al Serio: forte della conoscenza delle lingue straniere, aveva lavorato al back office e dimostrato le sue capacità nel relazionarsi con il pubblico.

Da cinque anni lavorava invece come addetto alla sicurezza del data center di Aruba, il più grande d’Italia. Martedì aveva deciso di fare una camminata con un amico all’Alpe Corte. Il malore – del tutto inaspettato e improvviso – mentre i due si erano fermati sulla riva del torrente Acqualina, che scorre a qualche centinaia di metri dal rifugio. Inizialmente si pensava a un problema di digestione, tanto che l’amico era andato al rifugio a prendere dell’acqua. Ma nel giro di pochi minuti si è capito che il quadro era ben più grave.

Erano seguiti il tempestivo intervento dei quattro animatori adolescenti del Cre di Torre Boldone e del loro curato, con l’impiego del defibrillatore: il cuore di Marco Oberti era tornato a battere. Nel frattempo in zona era giunto l’elisoccorso del 118: e proprio in volo il suo cuore si era fermato un’altra volta. I medici lo avevano di nuovo rianimato, ma le sue condizioni, all’arrivo al Papa Giovanni, erano davvero disperate. Ora i suoi organi salveranno altre vite e, benché Marco non ce l’abbia fatta, il soccorso dei ragazzi del Cre e del loro curato resterà come esempio di altruismo concreto e tempestivo.

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