Nembro in lutto per Bergamelli, alpinista schivo e dal grande cuore

Il lutto. Morto a 87 anni, era una colonna del Cai.

L’ultimo saluto a una colonna del Cai e della sezione di Nembro. Se n’è andato a 87 anni dopo una malattia Piero Bergamelli, da tutti conosciuto come «Ol Stremasì», uno dei fondatori della sezione nembrese nel 1964 e membro del consiglio direttivo. Uomo schivo, di un’allegria genuina e sincera, ma anche alpinista di valore, spesso compagno di cordata di Mario Curnis, capace di rendere leggeri momenti di alpinismo difficile.

Un’attività, quella dell’alpinista nembrese, che spaziò dal monte Bianco al Cervino, dall’Adamello alle Dolomiti. Il 1964 fu un anno speciale per «Ol Stremasì», quando fece parte della spedizione alpinistica organizzata dal Cai di Bergamo che raggiunse l’inviolata cima della Tsacra Grande a 5.774 metri nella Cordillera di Huayhuash (Perù), dopo 19 giorni dalla partenza da Bergamo. Con lui c’era anche l’amico fidato di mille sfide in montagna, Mario Curnis. «È stato un personaggio che in quel periodo ha lasciato molti ricordi: allegro, gioioso, anche nei momenti difficili trovava sempre la battuta giusta -spiega l’attuale presidente della sezione nembrese Pietro Gavazzi-. Sono tantissimi gli aneddoti raccolti dallo stesso Curnis: tra questi ricordiamo che quando Ol Stremasì partì per la Patagonia, fuori dal negozio comparì la scritta «torno subito».

È sempre stato sempre dietro le quinte, ci ha permesso di crescere. I primi soci erano 56, oggi sono 1.045: è stato uno di quelli che ha contribuito a fare crescere nel territorio la nostra sottosezione e a diffondere il messaggio di quanto è bello andare in montagna, ma senza nessuna presunzione».

Noto a tutti per la sua attività lavorativa alle porte di Gavarno, come materassaio prima e tappezziere poi, Piero Bergamelli, i cui funerali si sono celebrati ieri nella chiesa plebana di Nembro, lascia nel dolore la moglie Dirce, i figli Susy, Valerio, Carlo e Francesco, la sorella Gina: la montagna è stato il filo conduttore della sua vita, la passione più grande e proprio per questo la famiglia lo ha voluto accompagnare con una piccozza per poter scalare per sempre le vette più alte.

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