(Foto di Bedolis)
L’ASSOCIAZIONE. Le storie di resilienza e speranza raccontate da chi ne fa parte: «Dal buio del trauma fino al matrimonio o all’università, qui una mano tesa».
Ci sono istanti che possono cambiare la vita per sempre, stravolgendo completamente la quotidianità e mettendo in discussione il futuro. Ma anche da un incidente stradale o da un infortunio sul lavoro può nascere una storia di resilienza e speranza, proprio quando disperazione e rassegnazione sembrano avere il sopravvento. È un inno alla vita e alla forza di volontà quello degli Amici di Samuel, l’associazione con base a Pedrengo che dal 2009 è un punto di riferimento per le persone colpite da trauma cranico e grave cerebrolesione acquisita. «Ognuno di noi può trovare la forza di rialzarsi da un momento di fragilità e insieme possiamo trasformare la sofferenza in un’opportunità di crescita - raccontano alcuni componenti dell’associazione -. Unendo le forze il cammino di rinascita da un trauma diventa un po’ più leggero. La speranza è sempre lì, pronta a guidarci, e nessuno può dirci che qualcosa è impossibile».
Dal coma alla vita, ma anche all’amore, come insegna la storia di Stefano Cottone, di Romano di Lombardia, che nel 2021 è rimasto coinvolto in un incidente stradale contro un camion mentre era alla guida sulla strada verso casa dopo un turno lavorativo da magazziniere: «Sono stato in coma due mesi, ma ora mi sono ripreso praticamente del tutto - racconta il 31enne durante la festa di Natale dell’associazione, a Redona -. L’incidente è stato importante perché mi ha cambiato e nella sofferenza mi ha insegnato quali sono le cose veramente importanti. Vivo ogni giorno come un’opportunità. Prima ero timido, dopo l’incidente mi sono messo in gioco. E così ho iniziato un corso di teatro, dove ho conosciuto Monica Manzoni, di Gorgonzola. È iniziata la nostra storia d’amore ed ora abbiamo in programma di sposarci».
Fondata da Stefano Pelliccioli, un padre dall’incredibile forza d’animo che è riuscito ad accompagnare e sostenere il figlio Samuel in una lunga battaglia dal coma alla vita, da 16 anni l’associazione offre un supporto concreto a centinaia di famiglie e mette in rete persone che hanno vissuto esperienze simili. «Ogni storia è unica, ma tutte condividono la speranza che, anche nei momenti più difficili, la vita possa ripartire - spiegano durante la festa alcuni componenti dell’associazione -. Per noi gli Amici di Samuel sono una comunità che aiuta a raccogliere i pezzi di una vita frantumata da un trauma e a ricostruirli, un passo alla volta, grazie all’impegno di tutti, a partire dai volontari fino a chi, come Stefano, ha messo la propria esperienza al servizio degli altri, dopo l’incidente di suo figlio nel 1996. L’associazione è una grande famiglia che aiuta crescere e affrontare le difficoltà con coraggio e senza vergogna. Dopo l’incidente ti senti perso, gli Amici di Samuel sono una mano tesa per ritrovare fiducia».
«Credo di avere onorato il debito contratto con la fortuna e ho scelto di tornare a vivere una vita più concentrata sui miei familiari»
Col 31 dicembre l’associazione non sarà più iscritta al Registro unico nazionale del Terzo settore ma la comunità continuerà a battere di passione e amicizia: «Continueremo comunque alcune nostre attività, come gruppo d’amici - spiega il 77enne Pelliccioli, colonna portante dell’associazione -. Passati 30 anni dall’incidente di mio figlio credo di avere onorato il debito contratto con la fortuna e ho scelto di tornare a vivere una vita più concentrata sui miei familiari».
La grande festa a Redona, con circa 150 persone riunite per festeggiare il Natale, è stata l’occasione per condividere storie di rinascita e speranza. Come quella della famiglia Lombardini di Alzano Lombardo e dell’incidente in cui nel novembre 2006 è rimasto coinvolto Sergio, all’epoca 29enne. «Era notte, ho avuto un colpo di sonno e ho sbandato finendo fuori strada - ricorda Sergio Lombardini -. La riabilitazione è stata lunga, ma sono riuscito a riprendermi e ripartire, trovando la mia strada nel nuoto, con diverse medaglie vinte nelle gare a cui partecipo». «Non dimenticheremo mai quando i carabinieri ci hanno chiamato nel cuore della notte - proseguono mamma Rosangela e papà Alessandro -. L’incidente cambia la vita da un giorno all’altro. Fortunatamente abbiamo conosciuto Stefano e l’associazione, che da allora sono sempre di grande aiuto e sostegno, e non ci siamo mai sentiti soli. Parlare e confrontarsi con altre famiglie che hanno vissuto un’esperienza simile alla nostra è veramente qualcosa di prezioso».
Anche la storia di Paolo Bitetti, di Redona, parla di una rinascita attraverso lo sport: «Nel 2000, a otto anni, ho avuto un incidente durante una gita in montagna, cadendo nel vuoto e perdendo conoscenza - ricorda -. Sono stato in coma 28 giorni. Ma grazie alla mia tenacia, al supporto dei miei cari e alla riabilitazioni, mi sono ripreso, tornando a parlare e camminare. Nel mio percorso ho incontrato l’associazione, che è sinonimo di coesione e unicità. Ho svolto vari tirocini ed ora lavoro per il Comune di Bergamo. La mia passione è il calcio. Gioco nella squadra dell’Atalanta For Special e stiamo vincendo tanto». Anche per Katiuscia Paninforni di Cassiglio, che nel 2003 ha subito un grave trauma cranico dopo un incidente in bicicletta a Piazzatorre, la ripresa è stata lunga, ma non impossibile: «Aveva 19 anni, le si sono rotti i freni della bici e si è schiantata - ricorda mamma Mariagrazia -. Sembrava tutto finito e invece da quel buio mia figlia è ripartita, fino a studiare Giurisprudenza. Siamo molto legate all’associazione e lei partecipa a tutte le attività».
Caio Massimiliano, 57enne di San Pellegrino, è rimasto coinvolto in un incidente stradale quando era adolescente: «Stavamo andando a ballare con gli amici, un sorpasso azzardato da parte del conducente ha provocato l’incidente - racconta -. Sono stato un mese in coma, poi mi sono ripreso, tornando a praticare sport, a lavorare e a condurre una vita indipendente. L’associazione offre dei bei momenti di incontro e condivisione».
Tra le attività più apprezzate ci sono soprattutto le gite, come testimonia Barbara Zanchi, 42enne di San Paolo d’Argon con la sindrome di down, presente alla festa insieme alla mamma Giuliana: «Mi piace frequentare l’associazione e partecipare alla varie iniziative, soprattutto quelle legate allo sport», racconta Barbara mostrando le medaglie vinte a nuoto con la squadra Phb.
Storie di speranza e resilianza. Storie da Amici di Samuel, perché nella vita, raccontano, «non bisogna permettere mai a nessuno di dire che qualcosa è impossibile, anche dopo un brutto trauma».
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