I migranti in fuga dalla più grande minaccia globale

LE ROTTE DEL CLIMA. A Bergamo presentato il report su chi scappa da aree colpite da fenomeni estremi. Tra i promotori Equipaggio di terra di ResQ e La Porta.

Il 9 maggio, presso la Fondazione Serughetti La Porta di Bergamo, è stata presentata la quarta edizione del report «Le Rotte del clima 2025», un’indagine che attraverso dati, analisi e testimonianze dirette, esplora il legame sempre più stretto tra cambiamenti climatici e migrazioni.

Tra i promotori dell’evento, ResQ People Saving People, associazione impegnata nella salvaguardia delle vite e dei diritti dei migranti. ResQ dispone di una nave di soccorso, la ResQ People, con equipaggi specializzati in missioni di salvataggio nel Mediterraneo, oltre a gruppi di volontari attivi a terra per sensibilizzare le comunità locali sui temi migratori.

Le numerose iniziative

A Bergamo, l’Equipaggio di terra di ResQ è presente e organizza numerose iniziative, come conferma Claudio Gamba, referente bergamasco dell’associazione: «Nei prossimi mesi saremo presenti in diverse occasioni, come la Festa Aeper e le Feste dell’Unità. Inoltre, stiamo collaborando con altre associazioni per un grande evento cittadino in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, previsto per sabato 14 giugno al Parco Goisis di Monterosso».

Oltre a ResQ, la presentazione del report è stata sostenuta dalla Fondazione Serughetti La Porta e da Legambiente Bergamo. Anche l’Università degli Studi di Bergamo è tra i sostenitori dell’iniziativa. Il volume «Le Rotte del clima 2025», disponibile online, è stato curato dal centro studi Systasis, associazione di promozione sociale specializzata nella prevenzione e gestione dei conflitti. «I termini “migrazione ambientale” e “migrazione climatica” si riferiscono a persone costrette a spostarsi a causa dell’impatto devastante di eventi naturali, improvvisi o a lenta insorgenza, legati al cambiamento climatico o al degrado ambientale», spiega Veronica Dini, avvocatessa ambientale e presidentessa di Systasis, tra le autrici del report.

«Le stime delle Nazioni Unite parlano di oltre 200 milioni di migrazioni climatiche entro il 2050» continua Dini. Quello che manca è una fotografia precisa di chi sono queste persone, da dove provengono, dove vanno e quali esigenze le muovono. «Le Rotte del clima» si propone proprio di colmare questo vuoto informativo. La ricerca si articola su tre assi principali. Il primo è l’aspetto ambientale: vaste aree del pianeta sono ormai interessate da fenomeni estremi, come siccità, inondazioni e ondate di calore, che rendono la permanenza umana insostenibile. Il secondo è l’aspetto giuridico: mentre i diritti dei rifugiati e dei migranti sono, almeno teoricamente, tutelati da convenzioni internazionali, i migranti climatici non godono di uno status legale riconosciuto, rimanendo così in una zona grigia priva di protezione giuridica.

L’aspetto antropologico

Infine, il terzo asse riguarda l’aspetto antropologico. Grazie anche al sostegno della Fondazione Cariplo, è stato possibile raccogliere numerose testimonianze dirette di migranti climatici, dando voce a chi vive in prima persona le conseguenze della crisi ambientale.

Il cambiamento climatico è oggi la più grande minaccia globale, capace di stravolgere intere comunità, aggravare le disuguaglianze e esacerbare i conflitti. Le raccomandazioni del report sottolineano l’urgenza di comprendere meglio queste dinamiche, integrare i rischi climatici nell’accesso alla protezione giuridica e sviluppare politiche migratorie che riconoscano le cause ambientali.

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