Covid, in calo casi e ricoveri. I decessi sono 115 al giorno, in stasi

In calo in Italia i casi di Covid-19 e i ricoveri dovuti alla malattia, sia nei reparti ordinari sia nelle terapie intensive; per quanto riguarda i decessi, si osserva una fase di stasi: lo indica l'analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), sulla base dei dati "aggiornati al 22 dicembre, ultimo giorno in cui il Governo li ha resi disponibili".
L'analisi indica che "la percentuale dei positivi ai test molecolari è in fase di decrescita con un valore medio al 22 dicembre pari a circa il 12%" e che la situazione è qualitativamente identica per l'occupazione dei reparti ospedalieri, con un valore medio al 22 dicembre pari a circa il 14% e il 3,5% rispettivamente per i reparti ordinari e per quelli di terapia intensiva". Queste percentuali, osserva Sebastiani, "sono calcolate sulla base delle capienze nei reparti ospedalieri, che, contrariamente a quanto affermato dal Governo, non vengono più aggiornate da Agenas dal 29 ottobre". L'esperto rileva inoltre che "la sequenza dell'incidenza giornaliera dei decessi che, come è noto teoricamente e sperimentalmente segue con ritardo quelle di casi e ricoveri, è entrata in una fase di stasi con un valore medio al 22 dicembre pari a 115 morti al giorno".
A livello regionale, infine, "tutte le sequenze di occupazione dei reparti sono in decrescita, stasi o crescita frenata; a livello provinciale, in tutte le 107 province italiane l'incidenza giornaliera totale ad entrambi i tipi di test è in fase di decrescita o di stasi.

Controlli su tutti i voli e sequenziamento per individuare nuove varianti
Sebastiani osserva inoltre che non è sufficiente fare i controlli capillari negli aeroporti per rilevare i casi di Covid-19 solo sui voli diretti dalla Cina, ma è importante controllare anche i voli provenienti da altri Stati, così come è fondamentale fare il sequenziamento per individuare eventuali nuovi varianti.  "Auspico - osserva - che a livello istituzionale non si faccia lo stesso errore fatto nella prima fase della pandemia, in cui venivano testate solo le persone in entrata nel nostro Paese provenienti dalla Cina" ed "è importante - aggiunge - che il monitoraggio capillare dei flussi in entrata nel nostro Paese, sia in termini di rilevamento della positività ma anche del sequenziamento, allo scopo di rilevare la presenza di eventuali nuove varianti".

Pochi i dati dalla Cina
Secondo l'esperto "in questo momento l'attenzione deve essere rivolta alla fase espansiva della diffusione in atto in Cina. Purtroppo - rileva - i dati ufficiali relativi alla Cina non sono a mio giudizio attendibili, sia per i valori numerici che per l'andamento recente, incompatibile con l'inopportuna repentina transizione in atto dalle miopi misure Covid Zero alla condizione di 'liberi tutti' determinata dalle proteste della popolazione". Sebastiani osserva che "i diversi fattori in gioco, come l'enorme popolazione della Cina, l'alto numero medio di contatti, la bassa copertura vaccinale e la ridotta efficacia dei vaccini cinesi, contribuiscono ad aumentare notevolmente il rischio dello sviluppo di nuove varianti potenzialmente resistenti ai vaccini attualmente a disposizione nel resto del mondo, inclusa l'Italia. Ad esempio, un caso di sviluppo di nuove varianti in condizioni simili - è già accaduto con la variante Delta originata in India".

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