La rivalità tra Albani e Brembati
E l’omicidio in S. Maria Maggiore

di Paolo Aresi

Era il Cinquecento, era il secolo del Rinascimento, di Leonardo da Vinci e dei grandi artisti, dei palazzi di via Pignolo e della fontana del Delfino... ma erano tempi bui

Era il Cinquecento, era il secolo del Rinascimento, di Leonardo da Vinci e dei grandi artisti, dei palazzi di via Pignolo e della fontana del Delfino... ma erano tempi bui, ben più oscuri di quelli che stiamo vivendo oggi. Tempi di litigi continui e lotte tra famiglie, nonostante il potere della Serenissima che un po’ di ordine in Bergamasca era riuscita a portare dopo le cruente contese fra guelfi e ghibellini.

In particolare in quella seconda metà del Cinquecento, era in atto una contesa aspra tra le nobili famiglie degli Albani e dei Brembati. Non è ben chiara la ragione profonda di questa lotta. Bortolo Belotti che ricostruì la vicenda negli Anni Trenta del secolo scorso, lascia intendere che gli Albani fossero cattolicissimi, mentre i Brembati un poco più tiepidi verso il Papa e la santa inquisizione e forse lievemente simpatizzanti per la riforma protestante.

Di fatto, la rivalità spaccava in due la città. Gli Albani più potenti, i Brembati comunque forti. I bergamaschi erano provati da questa situazione, dalle lotte, dagli agguati, ferimenti, tentativi di omicidio. E la mattina del primo aprile 1563 Achille Brembati venne ucciso a S. Maria Maggiore.

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