Enduro sui sentieri: «Occorre rispetto per gli escursionisti»

Il caso Dopo la protesta di una camminatrice interviene un’associazione motoristica: «Cambiamo le nostre cattive abitudini, la convivenza è possibile».

La repressione da parte degli organi di controllo non ha mai ottenuto i risultati sperati, serve invece che siano gli stessi enduristi a cambiare il proprio modo di porsi nei confronti degli altri escursionisti. A dirlo non è una associazione ambientalista, ma, sorprendentemente, una realtà che riunisce proprio gli amanti dell’enduro di tutta la Lombardia e che prende posizione nel dibattito che si è riacceso dopo la lettera di protesta di un’escursionista, che a Bossico si è vista rovinare la gita nei boschi a causa del continuo passaggio di piloti e motociclette.

Il «mea culpa»

«Siamo noi enduristi a dover cambiare per primi le nostre cattive abitudini – chiarisce subito Davide Rota, presidente di Cer Lombardia – Escursionisti lombardi su ruote, un’associazione che riunisce oltre cento piloti e, tramite i social network, interagisce con oltre due mila appassionati –. Come associazione ci siamo dati come impegno quello di “metterci la faccia” partendo dal rispetto di regole elementari: essere in possesso di una patente di guida valida; montare sempre la targa originale sulla moto; avere un mezzo assicurato e sottoposto regolarmente a revisione. Poiché chiediamo che vengano rispettati gli articoli del Codice della strada che autorizzano la circolazione sulle strade a fondo naturale laddove non espressamente vietato, dobbiamo tanto per cominciare rispettare queste norme dello stesso Codice della strada».

Bossico, caso emblematico, ma accade un po’ ovunque in Bergamasca

Ciò che è successo a Bossico, si ripete tra l’altro in molte altre zone della Bergamasca tutti i fine settimana, col rischio di ridurre la contrapposizione fra enduristi ed escursionisti a piedi a una logica duale, noi contro loro: «Invece – aggiunge Rota – la convivenza è possibile: chi guida una moto deve scegliere strade libere, non sottoposte a divieti, e accessibili anche ai nostri mezzi; se, nonostante questo, un pilota poi si accorge che lungo il tragitto ci sono decine o addirittura centinaia di persone a piedi, deve fermarsi e tornare indietro per non rovinare la loro escursione. Ai camminatori però chiediamo uno sforzo: parlate con calma agli enduristi, senza aggredirli: è un po’ come succede al semaforo rosso in città, o in coda al supermercato, se ci si spiega il più delle volte si trova dall’altra parte comprensione e ragionevolezza. Se ancora questo non basta, segnalate alla nostra associazione le situazioni più incresciose: con un’opera di educazione, sensibilizzazione e informazione cerchiamo costantemente di migliorare la nostra categoria».

Regole e fai play

Cer Lombardia, sul suo sito internet, esplicita altre regole di comportamento rivolte agli enduristi: «Le strade non sono le nostre piste. Usiamole con cautela e, se incontriamo qualcuno, rallentiamo e, se il caso, fermiamoci e salutiamo . Se incrociamo escursionisti a cavallo spegniamo il motore. Hanno il nostro stesso diritto di circolare. Se ci imbattiamo in una manifestazione sportiva o ricreativa non disturbiamo ma cerchiamo di portarci fuori lontano per non arrecare fastidio. Nei centri abitati, su strade ghiaiate o su carraie di terra battuta che portano a cascine o abitazioni limitiamo la velocità».

Anche Davide Rota e la sua associazione bocciano però l’idea di un percorso riservato e segnalato, un’iniziativa avviata una dozzina di anni fa tra l’alto Sebino e la val Borlzezza poi naufragata tra difficoltà tecniche e burocratiche: «Non piace neppure a noi questa idea – spiega - perché l’endurista vuole girare, scoprire e sperimentare nuovi percorsi. Difficile costringerlo all’interno di un circuito ripetitivo».

Le questioni in campo

Mano tesa ai Comuni, invece, per quanto riguarda il ripristino dei sentieri, la rimozione di alberi schiantati dal maltempo o per la raccolta di rifiuti: non per rifarsi una verginità, ma «perché un ambiente in ordine piace anche a noi. Da qui possiamo avviare un confronto seriamente costruttivo con gli altri fruitori della rete escursionistica e sentieristica di Bergamo e di tutta la Lombardia».

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