Tavernola, si attende il rientro della moglie
Anticipato a giovedì il recupero nel lago

«Elva sono io. Sono la moglie di Rosario. Sono in Montenegro». Una telefonata, forse una luce nel giallo del giallo di Tavernola. Un tassello importante la moglie di Rosario Tilotta, l’uomo che si presuppone giaccia riverso dal 2004 sul sedile anteriore della sua Ford Fiesta rinvenuta a 80 metri di profondità e a 20 di distanza dalla riva del lago, località Pontèl.

La telefonata è arrivata ai carabinieri di Bergamo, direttamente dal Montenegro, da Elva Kurti, conosciuta come Marianna, la donna di 22 anni più giovane di Tilotta, incontrata e sposata dal 59 enne operaio di origini siciliane nel giro di una manciata di mesi e poi lasciata nel luglio del 2004 con un mazzo di chiavi sotto la porta di casa, ultimo gesto prima di sparire nel nulla.

Quando lui scompare nel luglio 2004, lei ne segnala la scomparsa tre giorni dopo, sporge denuncia a settembre dello stesso anno, nel marzo 2005 partorisce il figlio Roberto, avuto dall’ex marito in Albania, che viene battezzato nel febbraio 2006 col cognome di lei. Il 16 agosto 2006 il contratto di affitto viene di fatto risolto, nel 2007 viene cancellata dal registro dell’anagrafe del Comune di Scanzo e sparisce dall’Italia. Dove sia andata e dove sia rimasta per 12 anni resta un giallo, fino alla telefonata al comando dei carabinieri di martedì 3 settembre.

Elva Kurti sarà sentita a breve giro di posta. Il tempo di sistemare i figli, di arrivare a Bergamo, di mettersi a disposizione degli inquirenti. Forse già mercoledì e giovedì. Sarà una testimonianza cruciale per sollevare i veli sulle ultime ore di vita di Rosario Tilotta, ma anche sulla vita della coppia, sul menage prima e dopo la decisione di lui di lasciare il posto alla Cartorobica di Calcinate, nel 2001, dopo 22 anni di lavoro, e sulla reazione alla notizia della gravidanza della moglie in Albania, del bimbo in arrivo figlio dell’ex marito.

Per quanto riguarda le operazioni di estrazione dell’auto e del corpo al suo interno, il recupero era previsto per venerdì, con l’intervento del robot «Sirio» della Marina militare, ma a causa delle previsioni meteo proibitive è stato anticipato a giovedì 5 settembre all’alba. C’è un nodo tecnico estremamente delicato: la modalità di recupero e conservazione del cadavere saponificato, una volta uscito dall’acqua e fino all’autopsia. Il rischio è che una volta sottoposto ad agenti esterni il corpo si presenti in condizioni tali da rendere complicatissimo, se non impossibile, il lavoro del medico legale. Per questo gli inquirenti potrebbero nominare un consulente, o un team di consulenti, che assistano alle operazioni di recupero.

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