San Pellegrino: quattro archistar
ridisegneranno la fabbrica dell’acqua
La nuova struttura, spiega la stessa azienda, «avrà lo scopo di armonizzare la natura estetica dello stabilimento con il territorio circostante, prestando particolare attenzione all’immagine e ai valori del marchio che, sin dalla sua nascita nel 1899, ha sviluppato il suo impegno per l’innovazione e il progresso tecnologico».

Il progetto Snohetta
Gli studi in gara sono il danese BIG (Bjarke Ingels Group), l’olandese MVRDV, il norvegese Snohetta e l’italiano Michele De Lucchi; una giuria di esperti ha valutato i progetti e le idee «in base alla loro innovazione, efficienza, rispetto dell’ambiente, della sostenibilità e miglioramento dell’ambiente di lavoro per i dipendenti».

Il progetto Mvrdv

Flagship Factory di San Pellegrino: da sinistra Big, Mvrdv, Agosti,Snohetta, Settembri e De Lucchi
(Foto by Maria Zanchi)
L’obiettivo ultimo, racconta il Gruppo Sanpellegrino, «è riportare San Pellegrino Terme agli anni d’oro della Belle Époque, quando la città era un luogo esclusivo d’incontro per l’aristocrazia europea». «I progetti presentati oggi ci hanno davvero stupito - dice Stefano Agostini, presidente e amministratore delegato del Gruppo - tutti e quattro gli studi di architettura hanno interpretato la storia e i valori del nostro marchio talmente bene che sarà estremamente difficile determinare un vincitore. D’altra parte è per questo che abbiamo invitato a prendere parte a questa gara quattro studi di statura internazionale; vogliamo assicurarci che la nuova casa di San Pellegrino, destinata a diventare il nostro fiore all’occhiello, possa stupire i visitatori che verranno a trovarci da ogni parte del mondo».

Lo stabilimento attuale dello San Pellegrino a Ruspino
(Foto by Maria Zanchi)

Il progetto De Lucchi
Lo studio vincitore, e le tempistiche di realizzazione della nuova fabbrica, saranno annunciati entro la fine di settembre. Gli aggiornamenti sulle diverse fasi del progetto sono disponibili sul sito internet dedicato e sui canali digital e social.
Leggi due pagine sull’argomento su L’Eco di venerdì 16 settembre 2016
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