Per l’Inps è morta da 24 anni
L’assurda storia di una malata di cuore

Monica Chiari è morta un quarto di secolo fa. Però è tra noi, ha 46 anni, un marito, un figlio e una vita con base a Quintano di Castelli Calepio. Viva e vegeta. Soffre di problemi cardiaci diagnosticati nel 1988, ha una cardiomiopatia dilatativa e per questo è invalida civile al 70%. Però, insomma, per il momento regge.

Qualche giorno fa decide di dare un occhio alla sua posizione contributiva e contatta l’Inps. «Ed è a quel punto - racconta - che ho scoperto la data del mio decesso: il 10 ottobre 1992». Un po’ ovviamente si scompone, ma neanche tanto, visto che in effetti morta non è morta e può testimoniarlo senza troppi sforzi.

Dopo svariati e inutili tentativi di entrare nel suo «profilo» contributivo con il benedetto Pin con cui tanti altri italiani stanno facendo i conti, decide di passare via cavo e telefona. Più e più volte, ovviamente, finché qualcuno le risponde. E spiega. Dall’altra parte del «filo» controllano e a quel punto loro sì, si scompongono, le chiedono un po’ di dati per vedere se coincidono, lei li azzecca e, come si fa? «Mi dicono, con un po’ di imbarazzo, che per loro sono deceduta. E che ci deve essere un errore». Mavvà...

Monica prende le carte in mano, va all’ufficio Inps di Grumello e dimostra che no, non è morta. Gli impiegati ci credono e non si capacitano, anche - e soprattutto - perché i versamenti dei contributi da parte delle varie aziende in cui in questi 25 anni Monica ha lavorato, ci sono e sono regolari. Allora, cos’è successo?

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