Trescore, processo al «killer dei gatti»
I testimoni: sevizie e foto su WhatsApp

Udienza a Bergamo per il processo all’uomo accusato di aver «adottato» gattini per poi maltrattarli e ucciderli. Parlano i primi testimoni.

Il quarantenne, che all’epoca dei fatti contestati abitava a Trescore, è chiamato a rispondere del maltrattamento - sfociato poi nell’uccisione - di diversi gatti: secondo l’accusa contattava persone che davano in adozione i gatti, le convinceva ad affidarli a lui, quindi iniziava i maltrattamenti, documentati tra l’altro da foto che lui stesso faceva avere alle persone che gli avevano affidato i felini in questione. Era stato quindi denunciato. Al processo sono parte civile una delle proprietarie dei felini maltrattati e tre associazioni: l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), l’Ugda (Ufficio garante diritti animali) e il Comitato diritti animali Bergamo.

Nell’udienza di mercoledì 23 marzo (la prima si era tenuta lo scorso novembre) sono stati sentiti i primi testimoni dell’accusa. In particolare hanno parlato la proprietaria dei primi tre gattini ceduti al quarantenne: la donna ha ricostruito i contatti con l’imputato e ha raccontato dei gatti spariti dopo la cessione. Ha anche confermato di aver riconosciuto l’uomo in una fotografia mostratale dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato che hanno indagato sul caso (in aula oggi è stato sentito come testimone anche il commissario capo Amerigo Filippi). Un’altra testimone – una donna amante degli animali che si adoperava per trovare un padrone ai gatti senza casa – ha raccontato di essere stata contattata più volte e in modo sempre più insistente dall’uomo, il quale le avrebbe inviato tramite WhatsApp foto di maltrattamenti ai gatti confessandole «che li strozzava e li cucinava». Si torna in aula a giugno.

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