Alzano, volontari: «Portiamo bombole d’ossigeno e pasti, ma cercano fiducia»

Alzano I volontari della Protezione volontaria civile all’opera: turni di 12 ore. «Gli anziani soffrono di più».

Arrivi davanti a casa loro, scendi con la borsa del pranzo e della cena e vieni accolto da due occhi grandi così. «C’ è stata una signora che un paio di giorni fa ci ha persino preparato una ciotolina con dentro quattro caramelle, pur di farci trattenere qualche secondo in più. Gli anziani, le persone sole hanno un maledetto bisogno di incontrare qualcuno, di sentirsi meno soli, qui ad Alzano».

E loro - dializzati, malati che magari da anni accompagnano i loro passi alla bomboletta dell’ ossigeno, anziani per i quali un piatto pronto risolve tanti problemi - li aspettano a braccia aperte, i volontari schierati dal Comune in questo periodo difficile per tutti.

Il Coc, Centro operativo comunale di Alzano può contare su «una trentina di persone - spiega l’ assessore alle politiche sociali Elena Bonomi - attivate già prima del decreto, che si aggiungono alla decina di volontari storici del Comune». Non incolumi da questa mannaia: «Ieri (domenica per chi legge, ndr) è venuto a mancare Mario Mister, uno dei volontari storici dell’ assessorato servizi sociali, si occupava del trasporto dei malati con le nostre auto». Da una ventina di giorni non stava troppo bene: se lo sono portato via le complicazioni che il coronavirus ha portato alle sue difficoltà di respirazione pregresse.

In campo dal 1976 Man forte la portano gli uomini e le donne della Protezione Volontaria Civile di Alzano, il nucleo avviato nel 1976 e riconosciuto con decreto nel 1979, paradigma su cui sarebbe poi stata modellata, un anno dopo, la Protezione civile nazionale. Con il volto saldo ma ora pieno di pensieri Francesco Rossoni, il presidente della Pvc, parla di «un nemico invisibile: noi siamo addestrati a spostare sassi se c’ è un terremoto, a svuotare scantinati e spostare massi se c’ è un’ alluvione, ma questo virus è una cosa del tutto nuova».

Un nemico invisibile che ha riempito l’ ospedale della cittadina seriana come molti di quelli lombardi e non solo e chiuso in casa tutti. Allora i volontari, tutti assicurati, portano le bombole d’ ossigeno sulla porta dei pazienti , «laddove la farmacia non è in grado di portarlo o non ne ha più - spiega Rossoni, 64 anni, da poco pensionato Telecom -. Poi collaboriamo con Auser che ci ha chiesto un aiuto due giorni alla settimana per la consegna dei pasti».

C’ è poi il volantinaggio con i numeri di farmacie che fanno consegna a domicilio e dell’ assistente sociale, «mentre alcuni volontari hanno lasciato i loro numeri per mettersi a disposizione degli anziani con necessità». Oggi partirà anche il trasporto dei dializzati all’ ospedale di Gazzaniga, mentre «un altro servizio pensato dal sindaco Camillo Bertocchi è l’ assistenza ai medici di base: consegniamo loro le dotazioni di sicurezza. Stamattina (ieri, ndr) siamo riusciti a trovare alcune mascherine, ma sono ancora poche». E l’ ex presidente Maurizio Orlandi, all’ opera nella distribuzione pasti, ricorda che «la Pvc ha anche messo una tenda per il triage appena fuori dall’ ospedale di Alzano».

Supervisionati da Rossoni, sono 15 i volontari Pvc che si alternano ne turni, ma a disposizione ce ne sono 30, «tanto questa emergenza non finirà presto - prospetta il presidente -, gli altri sicuramente serviranno per un turn over».

Vanno dai 30 ai 64 anni, «perché chi ha più di 65 anni ho detto loro di lavorare da casa». I turni? «Io sono qui al Coc dalle 8 alle 20 e sono reperibile comunque dalle 20 alle 8: in caso di chiamata siamo in grado di intervenire nel giro di mezz’ ora» aggiunge.

In un’ atmosfera spettrale da vuoto assoluto, là dove prima era nu viavai di gente e auto come in via Fantoni a salire, Marina Federici dal 3 marzo raggiunge Alzano ogni mattina alle 8 da Azzano San Paolo dove abita e ci resta fino alle 20. «Mi occupo di consegnare i pasti, decontamino i mezzi, vesto i volontari con le tute: sono il jolli».

Qualcuno li chiama anche solo per avere un parere su quanto durerà tutto questo. «Io chiudo sempre in bergamasco - spiega Rossoni -: “Nòno régòrdes sèmper che nòter bergamaschi an mòla mai (Nonno ricordati sempre che noi bergamaschi non molliamo mai)”.

E allora ritrovano la fiducia».

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