In Valle Seriana il virus «rallenta»
Ma ora corre nella Bassa - Infografica

Nei paesi focolaio rallenta l’incremento percentuale. Fatale la fase precedente al lockdown. Adesso la crescita è in Pianura e Isola.

La frenata c’è, ma non è uniforme. I dati dei contagi comune per comune – ricordando che le cifre ufficiali delle infezioni rappresentano ormai solo una parte spesso risibile della realtà – raccontano che nella Bergamasca la geografia dell’epidemia s’è parzialmente spostata. In particolare ora verso sud, nella Bassa, e nello spicchio inferiore dell’Isola, mentre la val Seriana, incipit del focolaio, ha rallentato.

Un punto di partenza preliminare è la velocità con cui l’infezione s’è propagata. È nella fase iniziale che i numeri orobici appaiono esponenziali, e di conseguenza letali: il 27 febbraio – cioè una settimana dopo il «paziente zero» di Codogno – i positivi in provincia di Bergamo sono 72, e il 10 marzo – all’indomani della firma del dpcm che crea la «zona arancione» sull’intera Italia – salgono a 1.472, con un incremento del 1.944%; nello stesso arco temporale, la crescita in Lombardia è del 1.337% e in Italia del 1.461%. Da lì, inizia il rallentamento tra Oglio e Adda: dal 10 marzo al 23 marzo (in pratica, dopo due settimane di «zona arancione») i contagi della Bergamasca crescono del 339%, meno che in Lombardia (+396%) e in Italia (+529%). Ma è soprattutto nell’ultimo periodo che la curva si smorza, perché dal 23 marzo al 10 aprile le nuove infezioni orobiche salgono del 56%, mentre in Lombardia viaggiano a una velocità doppia (+94%) e in Italia galoppano ancor di più, +130%.

Mentre tra Milano e Roma si discute se istituire la zona rossa, dunque, la Bergamasca – e soprattutto la media val Seriana – è espugnata dal Covid. Dall’1 al 10 marzo, i casi ufficiali in città passano da 12 a 195 (+1.525%), a Nembro da 43 a 113 (+162%), ad Alzano da 19 a 65 (+226%), ad Albino da 11 a 60 (+445%). Nei focolai l’incedere dell’epidemia frena poi sempre più: dal 10 marzo al 23 aprile, per esempio, Nembro cresce «solo» del 64%, Bergamo del 327%, Alzano del 156%; tempi d’incubazione alla mano, si tratta peraltro tendenzialmente di contagi maturati ancora prima della «zona arancione», e che perciò segnalano nuovamente il prezzo che la catena dei ritardi è costato nelle vite del bergamaschi.

Cosa è successo infine nell’ultimo periodo, quello in cui lo «stare a casa» è diventato un mantra, le attività commerciali ed economiche hanno chiuso sempre più, l’isolamento è diventato la filigrana della quotidianità di italiani e bergamaschi? Nei centri più flagellati, le cifre sono diventate tenui: Nembro, per esempio, riesce a contare addirittura sei giorni senza nuovi casi ufficiali, succede tra il 2 e il 7 aprile. A oggi, il trend resta preoccupante soprattutto in una zona della provincia, pur con la considerazione che i dati ufficiali rappresentano solo una porzione della realtà (sostanzialmente chi finisce in ospedale). Dal 23 marzo al 10 aprile, infatti, in almeno 26 comuni della Bergamasca – la Regione diffonde il dato solo per i comuni con almeno 4 casi ufficiali, dunque per alcune località non era disponibile il dato al 23 marzo ed è impossibile effettuare la comparazione – i casi ufficiali sono raddoppiati, sino quasi a triplicare: e di questi 26 comuni, ben 17 (il 65%, due terzi) sono localizzati nella Bassa o nella fascia meridionale dell’Isola. L’elaborazione racconta un +166% a Misano, +161% a Bottanuco, +158% a Bariano; dati quantitativamente importanti si rilevano per esempio anche a Treviglio, dove – sempre tra 23 marzo e 10 aprile – i contagi crescono da 114 a 219, cioè +105 casi che equivalgono a un incremento del 92%, e a Osio Sotto, che passa da 62 a 116 casi (+56 in valore assoluto, che si traduce in un +87%).

Alcune possibili spiegazioni entrano in gioco. Sul fronte epidemiologico, probabilmente tra Nembro e Alzano i positivi «reali» – quella cifra oscura non conteggiata nei bollettini ufficiali – sono stati così numerosi da aver raggiunto ormai da un paio di settimane cifre prossime all’immunità di gregge: in quelle zone bagnate dal Serio, in sostanza, i contagi non possono praticamente più aumentare, mentre nel resto della Bergamasca l’infezione trova ancora agibilità. Potrebbe poi esserci un discorso di sottovalutazione: con l’attenzione puntata sulla valle, in altri spicchi orobici le attenzioni anti-contagio sono state meno scrupolose.

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