Motoslitte, uno scempio in Val di Scalve
Gioiello trasformato in circuito puzzolente

Da un lettore ci è arrivata un’email molto approfondita in cui parla dello scempio delle motoslitte nella Conca dei Campelli, in alta Valle di Scalve corredando il suo intervento con diverse fotografie esplicative.

«Con la presente desidero richiamare l’attenzione sulle Zone di Protezione Speciale e Sito di importanza Comunitaria dell’Alta Val di Scalve. In particolare, tutta la zona definita “Conca dei Campelli”, ovvero la porzione di territorio che dalla località “Forni” nel comune di Schilpario sale fino al “Passo dei Campelli” (e segnalo anche oltre, sconfinando in territorio della provincia di Brescia) è completamente asservita all’uso fuoristradistico di motoslitte, in completo spregio delle norme vigenti. Immagino che se i free-climber e i fotografi danno disturbo, a maggior ragione questo non deve essere permesso ai fuoristradisti delle motoslitte».

«Mi permetto di far notare che l’intera zona rappresenta un ambiente “dolomitico” di rara bellezza, il più spettacolare e accessibile dell’intera provincia bergamasca. Una piccola vallata che potrebbe diventare un paradiso per la fruizione “dolce” di un ambiente letteralmente fantastico. Si potrebbero svolgere attività turistiche in armonia con la fragilità di un’area di tale pregio, ma invece noi bergamaschi l’abbiamo trasformato in un puzzolente circuito per motoslitte».

« In Alto Adige ci organizzerebbero, per esempio, ciaspolate, attività di scialpinismo, sci di fondo, magari slitte trainate da cavalli affinché anche persone anziane o disabili possano godere di tale sconfinata bellezza. E immaginiamo quindi tutto l’indotto che farebbe lavorare decine di persone. E la Conca dei Campelli si conquisterebbe le copertine di riviste come Bell’Italia o Bell’Europa e l’afflusso di turisti eco-consapevoli ben disposti a spendere pur di poter fruire di uno scenario di boschi, pascoli e vette di così straordinaria bellezza e di relativamente facile fruibilità. Noi invece facciamo divertire poche decine di ragazzotti, rozzi e spesso violenti (provate a chiedere soltanto di ridurre la velocità e verrete prontamente insultati, come è successo a me), completamente ignoranti del valore del territorio su cui vanno a sfogare la loro voglia di rumore, di gas di scarico, di salti più o meno acrobatici».

«Mi rivolgo a tutti gli enti proposti alla tutela di questo prezioso territorio: il Parco delle Orobie, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità Montana della Valle di Scalve, il comune di Schilpario (che già si premura di incassare le tariffe dei parcheggi e basterebbe poco per far si che l’addetto al servizio avvisi prontamente la Forestale, visto che puzza e rumore si avvertono per molti chilometri di distanza e tenuto conto che le motoslitte partono proprio in prossimità dei parcheggi). Faccio appello a tutti costoro, ma anche alle centinaia di escursionisti affinché si indignino e non accettino passivamente che la montagna venga violentata. E chiedo anche il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste, del Club Alpino Italiano, degli organi di informazione e di stampa a cui invio questa e.mail in copia conoscenza sperando in un’ampia diffusione».

«Chiedo quindi un intervento immediato per riportare la legalità contrastando queste attività, che documento con il video allegato e con alcune fotografie. Resto in attesa di un cortese cenno di riscontro, ma soprattutto di un immediato e definitivo intervento per far rispettare le normative vigenti e soprattutto per tutelare un ambiente straordinario e che potrebbe produrre ricchezza in modo sostenibile invece di essere semplicemente violentato e distrutto».

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