Un altro medico muore per coronavirus
Marino Signori non ce l’ha fatta

Una notizia che ha fatto subito il giro del mondo della sanità bergamasca, un grande lutto per la sua famiglia e per quella allargata che ogni giorno incontrava all’Ospedale Bolognini e nella provincia per il suo ruolo di medico.

All’Ospedale di Lecco è morto il dottor Marino Signori, classe 1958, responsabile del servizio di medicina del lavoro di tutta la Asst Bergamo Est, una vita dedicata alla famiglia, al lavoro e allo sport: nell’arco della sua esistenza si è sempre distinto nel mondo sportivo, sia in giovane età come calciatore e portiere dell’Albinese fino a 20 anni, sciatore e poi ciclista con gli amici della Free Bike di Nembro.

Un fisico possente e un animo buono, sempre disponibile per i suoi colleghi, che lascia nel dolore la mamma Giuseppina, la moglie Roberta con le figlie Clara e Simona e la sorella Erica con il cognato Paolo, una famiglia molto conosciuta a Nembro per la gestione di un negozio di fiori. Sembrava che lentamente stesse migliorando, invece nella giornata ieri Marino Signori non ce l’ha fatta. Colpito fin dai primi giorni dal virus, dopo essere passato dal Bolognini a Lecco, è la prima vittima tra i medici in attività dell’ospedale seriatese.

Era conosciuto sia per la dedizione al lavoro, ma soprattutto per la disponibilità e la personalità mostrata in un’azienda che ora è provata da questa perdita, in un momento già difficile per questa situazione d’emergenza.

«Era un ragazzo d’oro – spiega l’ex direttore del Bolognini Amedeo Amadeo -. Era il confidente dell’azienda, il medico del lavoro e lascia un grande vuoto in chi lo ha conosciuto. È cresciuto insieme a me, aveva iniziato nel laboratorio di analisi, ma era un ruolo che gli andava stretto e si è meritato quello che è diventato per il suo impegno nella medicina del lavoro. Un uomo solare, una vita d’atleta, una persona legata a tutti i suoi colleghi».

Il dottore 61enne era un uomo dall’animo paterno con chi incontrava, era stato tra i promotori del progetto Workplace Health Promotion per favorire gli stili di vita migliori per la salute nelle imprese e anche verso i colleghi di ogni giorno per i quali era prodigo di consigli riguardanti il benessere e il mangiar sano, ideali di una vita da sportivo proprio come lui. Il ricordo del cognato Paolo è quello che lo riassume nel modo migliore in una famiglia costretta a dire addio da lontano al proprio caro. «Lo ricorderò sempre per la grinta che metteva in tutto quello che faceva, nel lavoro e nello sport ed il suo grande amore per la tutta la famiglia».

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