Le tensioni geopolitiche e i dazi stanno mettendo alla prova la resilienza delle imprese del terziario bergamasco. Secondo un'indagine condotta da Format Research per Confcommercio Bergamo, il 44% delle imprese ha registrato effetti concreti dell'instabilità internazionale, con i rincari energetici come principale impatto (il 22% delle attività).Le interruzioni logistiche hanno causato ritardi nei servizi e malcontento tra i clienti per l'11% delle imprese, mentre la domanda estera è diventata instabile per un altro 11%. Il 21% invece, pur non avendo subito effetti immediati, è condizionato pesantemente nelle scelte dal clima di incertezza.Le imprese reagiscono con prudenza, concentrandosi sulla gestione quotidiana e rimandando le decisioni importanti. Il 41% non ha adottato misure particolari, mentre il 24% punta sulla diversificazione dei fornitori e l'11% cerca alleanze di filiera per rafforzare il proprio potere contrattuale.Le relazioni internazionali sono in evoluzione, con il 56% delle imprese che ha modificato i propri rapporti con fornitori o clienti esteri. Il 38% ha rivisto le modalità di approvvigionamento, il 28% ha intensificato i rapporti con mercati affidabili e il 21% ha sospeso accordi internazionali.Gli investimenti sono cauti, ma non bloccati: il 49% delle imprese mantiene i propri piani, mentre il 32% procede con attenzione e il 19% rimanda le decisioni a lungo termine.Il servizio di Paola Abrate
Le tensioni geopolitiche e i dazi stanno mettendo alla prova la resilienza delle imprese del terziario bergamasco. Secondo un'indagine condotta da Format Research per Confcommercio Bergamo, il 44% delle imprese ha registrato effetti concreti dell'instabilità internazionale, con i rincari energetici come principale impatto (il 22% delle attività).Le interruzioni logistiche hanno causato ritardi nei servizi e malcontento tra i clienti per l'11% delle imprese, mentre la domanda estera è diventata instabile per un altro 11%. Il 21% invece, pur non avendo subito effetti immediati, è condizionato pesantemente nelle scelte dal clima di incertezza.Le imprese reagiscono con prudenza, concentrandosi sulla gestione quotidiana e rimandando le decisioni importanti. Il 41% non ha adottato misure particolari, mentre il 24% punta sulla diversificazione dei fornitori e l'11% cerca alleanze di filiera per rafforzare il proprio potere contrattuale.Le relazioni internazionali sono in evoluzione, con il 56% delle imprese che ha modificato i propri rapporti con fornitori o clienti esteri. Il 38% ha rivisto le modalità di approvvigionamento, il 28% ha intensificato i rapporti con mercati affidabili e il 21% ha sospeso accordi internazionali.Gli investimenti sono cauti, ma non bloccati: il 49% delle imprese mantiene i propri piani, mentre il 32% procede con attenzione e il 19% rimanda le decisioni a lungo termine.Il servizio di Paola Abrate