«Da Mazzacurati ad Albanese
il sogno di recitare a New York»

Fulvio Della Volta, 37 anni, è nato e cresciuto a Bergamo in Città Alta ed è poi volato a New York per studiare alla New York Film Academy: oggi è doppiatore negli spot pubblicitari di importanti marchi come la Galbani, Martini e Fiat, regista e attore di cinema e teatro. In Italia ha mosso i primi passi nel mondo dei film con Carlo Mazzacurati e Antonio Albanese.

Può l’incontro con un pupazzo Disney (nella fattispecie Pluto) cambiare il corso di un’esistenza? Sì. Chiedetelo a Fulvio Brembilla, in arte Della Volta (un omaggio alla madre, la pittrice Fiorella Della Volta), bergamasco di Città Alta, di stanza a New York da una decade. Perché Fulvio, 37 anni, ha ancora ben chiaro quel che avvenne in quel remoto pomeriggio del 1981 in cui suo padre lo condusse a conoscere non il ghiaccio – tanto per parafrasare Marquez – bensì Disneyland, a Los Angeles.

E anche se Fulvio non è un colonnello – ma un attore – e la sua storia ha poco da spartire con quella di Aureliano Buendia, ciò che successe quel giorno fu un’illuminazione destinata a segnare tutti gli anni a seguire: «Ero estasiato: tiravo i baffi a quel cagnolone e chiedevo a papà di non portarmi più via da quel posto incantato».

Fulvio scopre così la magia del cinema: al principio si tratta di cartoni animati, ma ben presto i suoi dopo pranzo in via San Giacomo iniziano a popolarsi di altri compagni; si chiamano «Goonies», «Et», Marty McFly (il protagonista di «Ritorno al futuro»). È sufficiente inserire un Vhs nel registratore per riprovare quel senso di felicità che aveva assaporato per la prima volta nel parco di divertimenti. Tuttavia a 16 anni non gli basta più guardare videocassette e andare al cinema San Marco: realizza che il cinema vuole farlo e, al contempo, che Bergamo non è il luogo più idoneo per rincorrere questo sogno. I suoi genitori si sono separati e decide di seguire il padre in Toscana, a Bolgheri.

Siamo nel 1999. Il suo nuovo vicino di casa si chiama Carlo Mazzacurati ed è alle prese con la regia de «La lingua del Santo»: tra una chiacchierata e l’altra lo invita sul set, dove presto il bergamasco diventa una sorta di factotum. Lì incontra Antonio Albanese, che a sua volta lo sceglie come assistente alla regia per «Il nostro matrimonio è in crisi». A riprese finite, sale su un aereo per andare a studiare negli Stati Uniti. «Mi ero iscritto alla New York Film Academy per frequentare un corso intensivo di “film making”. Proprio in quei mesi stavano aprendo una sede a Firenze: un’occasione da prendere al volo. Tornai a casa e divenni assistente dei corsi di regia. E conobbi Justin, un talentuoso regista che in poco tempo divenne uno dei miei più cari amici. Appena presi la laurea in Scienze della comunicazione a La Sapienza, lo raggiunsi a New York: questa volta per rimanerci definitivamente».

Fulvio e Justin iniziano a lavorare insieme: ne nasce una commedia «Parallel differences», in cui il bergamasco interpreta undici personaggi nel giro di quindici minuti. Eppure c’è poco da ridere, perché dietro l’angolo li attende una tragedia: «Una sera rincasai e vidi la polizia fuori dal condominio: sembrava di essere sul set di Csi. Bastò poco per realizzare che non si trattava di un film: Justin era precipitato dal sesto piano. In un momento di goliardia aveva deciso di utilizzare il cornicione esterno per passare dalla camera alla sala, ma aveva perso l’equilibrio». Dopo un periodo difficile, arriva una buona notizia: l’ammissione al William Esper Studio, una delle più famose scuole di recitazione di New York. «Due anni duri, con 30 ore di lezione a settimana, più un altro biennio di Master. È stato proprio in accademia che ho capito quale fosse il mio talento: la voce. Mi sono ammazzato di esercizi di dizione, fonetica e articolazione per poter essere credibile anche in inglese e perdere l’accento bergamasco».

Nel 2011 l’ingresso nel Sag-Aftra, il sindacato che unisce le personalità dello spettacolo negli Stati Uniti. Un doppio onore, considerato che consente di votare per i Sag Awards, che insieme ai Golden Globe e agli Oscar costituiscono i più importanti premi in ambito cinematografico e televisivo. «Ogni anno, a gennaio, mi arrivano una decina di film in anteprima: all’inizio erano in formato Dvd, mentre ora sono scaricabili in streaming. Una volta visionati ci sono le votazioni che si effettuano online. Ovviamente è vietatissimo mostrarli ad altre persone».

Nel frattempo, Fulvio si è imposto come una delle voci di riferimento per gli spot pubblicitari di prodotti italiani negli Usa. «Ho lavorato per Galbani, Martini, Fiat. Attualmente sono in trattativa per la campagna americana di un’altra eccellenza del Made in Italy», spiega. «Adopero il mio timbro anche sul altri fronti: per il network Hbo ho doppiato l’intervista fatta ad un calciatore coinvolto nello scandalo calcio scommesse, Marco Paoloni. E sono stato il personaggio di un cartone animato andato in onda su K2. Mi piacerebbe poter utilizzare l’esperienza che ho maturato come doppiatore anche in Italia, ma a Roma è quasi impossibile inserirsi in quel settore se non si proviene da famiglie di doppiatori».

Rimane anche la passione per il teatro, con un paio di progetti volti a diffondere la lingua e la cultura del Bel Paese. «Con Italytime si è pensato di accantonare i nomi arcinoti del “teatro da ambasciata”, tipo Dante o Machiavelli. Lo scorso anno abbiamo portato in scena “Le bugie con le gambe lunghe” di De Filippo ambientandolo a New Orleans, perché esistono molte affinità tra il nostro Sud e il loro. Sempre nel 2014 sono stato coinvolto in “Pinocchio a Manhattan”, un’iniziativa rivolta alle scuole di New York con il doppio obiettivo di insegnare l’italiano e dare nozioni di recitazione, il tutto attraverso le pagine di Collodi».

Nessuna nostalgia per la natia Bergamo? «Ammetto che, sebbene viva a New York da quasi dieci anni, mi manca l’Italia, con i suoi paesaggi e i valori della provincia. E mi sento fortemente bergamasco: tenace e iper lavoratore come mio padre e credente come mia madre, che è stata la mia forza in questi duri anni di gavetta». Si è fatto tardi. Fulvio deve scappare: «Al Radio City Music Hall è in programma una proiezione di “Ritorno al futuro” con un’orchestra dal vivo: quest’anno è il trentennale del film». Ed è come se un cerchio si chiudesse: il sogno di quel bambino che tirava i baffi a Pluto si è avverato. Marty McFly, ora, non è più soltanto un miraggio.

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per tre mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA