«Ghana? Altro che terzo mondo
E la nebbia mi ricorda Fontanella»

di Elena Catalfamo

È nella foresta pluviale che si trovano le grandi miniere d’oro del Ghana. È lì che da dieci anni lavora Tommaso Mariani, originario di Fontanella, nel settore delle costruzioni e oggi della logistica.

È nella foresta pluviale che si trovano le grandi miniere d’oro del Ghana. È lì che da dieci anni lavora Tommaso Mariani, originario di Fontanella, nel settore delle costruzioni e oggi della logistica. Dall’Africa è stato stregato quand’era ragazzino, fin dal primo viaggio, a 16 anni, con i genitori per andare a trovare alcuni amici imprenditori nel Paese della costa occidentale. Lì è tornato, prima per pochi mesi, poi per periodi più prolungati, e oggi è imprenditore e general manager per una compagnia inglese. Parla inglese, francese e anche i dialetti ga, hausa, twi oltre naturalmente al bergamasco.

«Il Mal d’Africa? Esiste eccome. L’Africa ti resta dentro – dice Tommaso –: quando lavoravo nelle costruzioni vicino alle miniere d’oro, di solito immerse nella foresta, il momento più bello della giornata era intorno alle sei di sera quando mi sedevo a riposare. I colori del tramonto, i suoni degli animali, l’odore della foresta sono indimenticabili». Appena può Tommaso va a pescare, oppure in barca con gli amici, si gode le spiagge non lontane da Accra, la capitale in cui ha sede l’azienda per cui lavora, la «Paterson & Simons». Sul Ghana poi ha scommesso il suo futuro: «È un Paese in forte espansione, altro che Terzo mondo. È considerato la Svizzera dell’Africa e qui gli investimenti crescono, si respira un clima molto diverso da quello che c’è in Europa».

Ma come si finisce da Fontanella ad Accra?

«Tutto è partito da alcuni amici, la famiglia Barbisotti, originari di Rovetta, imprenditori in Ghana. Sono amici di famiglia, vivono a Fontanella: il nonno era partito nel ’32 per il Gold Rush, la corsa all’oro, e lavorava nel settore minerario. Poi è partito il figlio, padre dei miei amici, che ha investito nel settore delle costruzioni. Dopo gli studi all’istituto Agrario di Bergamo e il servizio militare, mi hanno proposto di trascorrere due mesi in Ghana con loro. E non sono più tornato indietro».

In che cosa consiste il tuo lavoro?

«Ho iniziato come project manager. Ci occupavamo di costruire tutti i servizi intorno alle miniere: case, alloggi, ospedali, alberghi, scuole. Ho lavorato fino a dicembre con la famiglia Barbisotti e ora invece sono general manager per un’azienda inglese specializzata in autogru giganti che vengono usate nei porti per sollevare i container di merci oppure nelle miniere. Sono mezzi molto ingombranti, con lampeggianti, possono occupare due corsie di strada e hanno fino a 12 ruote. Noi ci occupiamo della vendita e della logistica in tutto il West Africa e anche di organizzare training per l’utilizzo e la sicurezza. Questo mi porta a viaggiare molto, sia nei Paesi dell’Africa dalla Mauritania al Camerun, sia in Europa, dalla Finlandia alla Germania per tenere i contatti con i nostri fornitori. Noi facciamo da “dealer”, da intermediari sul mercato africano».

Come ti trovi in Ghana?

«Sono arrivato qui che c’era un Paese che muoveva i primi passi verso la globalizzazione, oggi invece trovi di tutto. Posso bere acqua San Pellegrino, che però pago come lo champagne, oppure comprare prodotti internazionali. Quando sono arrivato, invece, trovare la pasta era un’impresa. La qualità della vita è molto buona: sono tornato a Fontanella e ho dovuto chiudere la porta a due mandate per i furti in villa, mentre ad Accra posso uscire fino a notte fonda senza avere nulla da temere».

Un Paese in forte sviluppo…

«Sì. Ora hanno trovato il petrolio per cui gli interessi economici aumentano. Io ho deciso di investire qui: invece che comprare un garage a Fontanella ho costruito, con un amico, 13 appartamenti-hotel adatti all’ospitalità di manager e stranieri, con gli standard orobici di costruzione. Per ora si è rivelato un buon investimento».


Tutt’altra cosa che in Europa…

«Be’ me ne sono andato prima che l’Europa si sfasciasse e iniziasse la crisi del lavoro. È un bel problema, anche se mi sembra che il pericolo maggiore sia la mancanza di speranza. Ora magari un po’ di lavoro c’è, ma ho amici talmente rassegnati che neppure lo cercano e si limitano a dire che tutto va male».

È facile investire in Ghana?

«Le prime quattro imprese di costruzioni sono italiane qui in Ghana. Ci sono investimenti da fare: ho amici che si buttano nel settore agricolo, della coltivazione dei pomodori, altri nelle costruzioni, si aprono ristoranti e shop del Made in Italy, oppure ci sono ditte di macchinari. Diciamo che è molto importante conoscere qualcuno qui che ti possa guidare o indirizzare. In questo l’Ambasciata è un buon punto di riferimento, e poi ci sono luoghi di ritrovo tipici degli italiani in cui è facile conoscersi: molti affari nascono così».

Noti molte disuguaglianze sociali?

«Grazie allo sviluppo economico, molte persone studiano e iniziano a ricoprire posti importanti, nelle banche per esempio. Le disuguaglianze restano. Il governo però regola molto i rapporti con gli investitori esteri: pone normative per esempio sulle miniere e vigila».

E nel tuo tempo libero cosa fai?

«Non sono mai solo: quando finisco il lavoro c’è sempre qualcosa da fare, dalla partita a calcetto, al tennis, oppure ci ritroviamo tra amici espatriati, a casa per un party. Ci sono sette o otto bergamaschi: ogni volta che si torna a casa si fa rifornimento di vino, salumi, cuciniamo la cassola e la polenta con il coniglio. Si è creata una forte amicizia tra chi vive qui: una specie di grande famiglia, visto che le nostre sono lontane».

E quando torni?

«Fontanella, i suoi 3.000 abitanti, 5.000 mucche e 20 mila maiali, sono la mia casa. Adoro la nebbia che non si taglia neppure con il coltello. È come quella che trovi nella foresta: nelle giornate di caldo all’alba sale una scia di vapore densissima tra le piante e mi ricorda la Bassa».

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