Inglesi e italiani: la foto è falsa
Quella non è l’Italia, ma siamo noi

di Fabiana Tinaglia

Li abbiamo guardati bene e c’era qualcosa che non quadrava, dall’aereo in secondo piano ai tagli di capelli di alcuni fino a presenze sospette in quell’assembramento scompaginato. Insomma: il montaggio fotografico di Inghilterra e Italia che ha spopolato sulla rete è farlocco.

Li abbiamo guardati bene e c’era qualcosa che non quadrava, dall’aereo in secondo piano ai tagli di capelli di alcuni fino a presenze sospette in quell’assembramento scompaginato. Insomma: il montaggio fotografico di Inghilterra e Italia che ha spopolato sulla rete è farlocco. È ufficiale.

Però ha comunque molto da raccontare. Perché mettere a confronto in questa maniera l’Italia e la sua prima avversaria mondiale spiega un pezzo del nostro modo di essere e di fare gli italiani.

Lo scatto dei nostri Azzurri, pur non essendo la discesa ufficiale in terra brasiliana (risale infatti a qualche mese fa anche se nei giorni scorsi è stata spacciata come tale), ci dice infatti, ci si passi la citazione revival, che siamo una «squadra fortissimi», come cantava a squarciagola nel 2006 Checco Zalone. Vabbè, ora si è messo a strimpellare di banane e mele cotogne, la nuova canzone è spassosa, ma la vecchia è più azzeccata se si guarda la nostra Nazionale su quella scaletta.

Giacche aperte, mani in tasca e una parata di occhiali da sole super griffati, tra creste, tatuaggi e gel. Niente fila indiana per i nostri Azzurri, ci mancherebbe fare gli scolaretti svizzeri, ma un assembramento da comitiva in gita. Disordinati, chiassosi e poco rigorosi. Dall’altra parte, nel grigio Londra, tutta la compostezza dei nostri primi avversari di domani notte, mono-espressione, impettiti quanto basta,soldatini ben istruiti. Insomma, very british, ma anche meno divertenti, ammettiamolo.

Perché noi siamo quelli delle code su tripla fila, delle chiacchiere sempre e comunque, degli eccessi che vanno a finire a tarallucci e vino. Caciaroni o burini, a seconda. Ma alla fine pare ci piaccia così. Con questi capelli impomatati, l’abito griffato che celebra un Made in Italy sui calciatori sempre un po’ troppo strillato.

Niente da dire, e decisamente più glamour della divisa inglese da travet in quel tono spento e nebbioso. E ci mancherebbe pure che perdessimo la partita dell’eleganza, anche se poi i nostri finiscono per stonare con gli accessori, come quei diamanti sempre più grandi sui lobi di Balotelli.

Tamarri, va bene, ma dall’altra parte il paragone è con delle facce da Big-Jim. Noi siamo scanzonati, spiriti latini e ribelli. Insomma: sbragati prima ancora di iniziare. Se in questo scatto uno nell’ultima fila avesse fatto le corna non ci avremmo fatto neppure caso: dopo Berlusconi al G8 può anche un calciatore. E alla fine non ci resta che sorridere mentre la tensione sale. Mister Roy Hodgson non vuol parlare dell’Italia: dovrebbe osservare questa foto che racconta i nostri tempi moderni. Altro che pizza e mandolino, cantiamo che restiamo allegri: siamo una squadra fortissimi

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