Più fosco, più ridicolo

Se si potesse dire - e probabilmente si può - che viviamo nell’era del terrorismo, ovvero in un’epoca in cui l’intimidazione sanguinaria e vigliacca viene usata come mai prima in luogo della discussione e della razionalità, allora dovremo anche incominciare a mettere in conto gli effetti collaterali più stravaganti di questa condizione.

Accanto alle grandi minacce, agli attentati spettacolari per portata militare, politica e, in proporzione, per ingigantita codardia, bisognerà riconoscere nelle nostre vite l’intrusione di forme di terrorismo fatte in casa, frutto di imitazione e, naturalmente, stipidità e mancanza del senso del ridicolo. Ce lo rivela un fatto di cronaca accaduto a Senigallia, in provincia di Ancona, dove alle ore 23 di qualche giorno fa la seduta del Consiglio comunale, convocato per discutere del nuovo Piano regolatore, è stata interrotta dallo scoppio di un grosso petardo.

Nessuna grave conseguenza, per fortuna, se non una vetrata andata in frantumi e il brusco risveglio imposto agli alacri consiglieri di maggioranza e opposizione. Il botto, causato da un petardone in teoria venduto solo a chi è in possesso di licenza per produrre spettacoli pirotecnici, è stato interpretato come un tentativo di “intimidazione”, ovvero di interferenza al “processo democratico”.

In effetti, nonostante la modestia del potenziale pirico, il petardone marchigiano ha innescato tutte le tradizionali forme di reazione tipiche di questi casi: l’espressione istituzionale di solidarietà, i discorsi retorici, perfino la caccia giornalistica all’attentatore, sulla cui cattura i media locali spingono come segugi alle calcagna di Bin Laden. Insomma, il terrorismo globale figlia intolleranti di paese, sa farsi piccolo, non teme il ridicolo ed è in grado di adattarsi, con qualche generoso compromesso, alla vita di provincia. Tutto questo rende il quadro delle nostre vite, ancora una volta, un poco più fosco, molto più ridicolo.

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