Tenta di rubare manico di scopa
Tunisino finisce a processo

Finirà a giudizio per il tentato furto di un manico di scopa, reato che non sembra rientrare nel vigoroso colpo di ramazza ventilato per molti processi. Succede pure questo nell’Italia dei tribunali, che pare fatta apposta per dar ragione al qualunquismo giudiziario di quelli per cui chi ruba una mela finisce in prigione e chi eccetera eccetera. Anche se, più che in un verbale da caserma, la scenetta avrebbe meritato di finire in un racconto comico, con la casalinga che s’accorge del misfatto, insegue il ladro, si fa restituire l’arnese e poi bracca il malvivente finché non arrivano i carabinieri.

Stato di pulizia. Sono le otto di sera del 28 maggio scorso, quando Hayel Ayari, tunisino di 29 anni, clandestino, si trova a passare per via Monsignor Piazzi a Lallio. Transitare casualmente sì, perché è difficile che sia giunto sin lì appositamente per rubare un pezzo di scopa. Il manico, orfano della spazzola, se ne sta appoggiato sul balcone posto a un metro e mezzo d’altezza dalla strada.

Il nordafricano, che ha precedenti per droga, s’arrampica e arraffa l’arnese. La figlia ventunenne dei padroni di casa da dentro se ne accorge e, spaventatissima, si mette a urlare. Accorre la madre, 38 anni, lei sì che non si fa prendere dal panico. «Che cosa fai lì?», chiede bruscamente. Il tunisino balbetta qualcosa. La donna incalza: «Dove vai con quel coso?». «Mi serve per pulire», abbozza lui, che poi cerca di allontanarsi. La casalinga lo insegue e lo convince a restituire l’aggeggio.

Poi, mentre la figlia dà l’allarme al 112, sale in auto e tampina il clandestino che accelera il passo. Gli sta alle calcagna fino a che non arrivano i carabinieri di Curno. Per lui scatta la denuncia: furto aggravato. E invano martedì l’avvocato Giacomo Gozzini ha cercato di scongiurare il rinvio a giudizio parlando di reato impossibile, visto che il valore della refurtiva oscilla dai 2 ai 5 euro.

Il gup ha considerato l’aspetto offensivo della violazione di domicilio, capace di spaventare la figlia. Hayel Ayari finirà dunque a processo, e verrebbe da dire, con Solone, che davvero la giustizia è come la tela di un ragno: trattiene gli insetti piccoli e lascia liberi quelli grandi che la trafiggono. Non fosse che pure lui, il ladro di manici di scopa, è libero e irreperibile.

Stefano Serpellini

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